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Rapporto Italia-Cina, l’emergenza coronavirus apre le porte all’alleanza

Il rapporto Italia-Cina si rafforza ancora. In politica gli spazi vuoti si colmano sempre: è questa la prima regola da tenere a mente quando ci si occupa di politica internazionale. Lo sa perfettamente la Cina, il cui tentativo di riproporsi e di rilanciarsi in Europa attraverso l’Italia è stato sicuramente facilitato dall’assenza dell’Unione Europea nella gestione dell’emergenza coronavirus. Il governo cinese ha infatti visto uno spazio in cui potersi inserire nel momento in cui la solidarietà europea è venuta meno. La volontà di Pechino, anche in vista degli accordi istituzionali e commerciali sulla nuova Via della Seta – di cui l’Italia rappresenta un tassello fondamentale – è quella di riabilitare e riproporre in Europa e nel mondo la propria immagine di Paese forte, solido e affidabile, e in questo lo stesso spostamento dell’epicentro della pandemia dalla Cina all’Europa – Italia in primis – gioca un ruolo fondamentale.

Emergenza coronavirus: il rinnovato legame Italia-Cina

Nell’arco di poche settimane la Cina si è trasformata da epicentro dell’epidemia globale a modello da imitare nella gestione dell’emergenza coronavirus, con particolare riferimento alle strategie di contenimento del contagio. In questo senso si è espresso nei giorni scorsi sul Global Times, tabloid cinese in lingua inglese edito dal Quotidiano del Popolo, quotidiano ufficiale del Partito Comunista Cinese, il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri (M5s), il quale in una video-intervista ha lodato la gestione cinese della pandemia: “Ringrazio le autorità cinesi e il servizio sanitario cinese che ci hanno dato un esempio di come gestire l’epidemia. Posso dire solo grazie alla Cina”, ha dichiarato Sileri.

La collaborazione sempre più stretta, così il rapporto Italia-Cina, nella gestione dell’emergenza coronavirus è stata confermata ieri dallo stesso ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il quale ha annunciato l’arrivo in Italia dalla Cina di altri 150 ventilatori polmonari, la firma di un contratto con diverse aziende cinesi per la fornitura di 5 milioni di mascherine e infine l’arrivo dalla Cina di altre due equipe mediche.

Da diversi giorni, inoltre, va in scena sui media cinesi una campagna di solidarietà nei confronti del nostro Paese e di apprezzamento delle misure di quarantena adottate dal governo italiano, viste come un’imitazione del cosiddetto “modello Wuhan”. Insomma, mentre il coronavirus sembra essere diventato un problema prevalentemente europeo e occidentale, Pechino offre il proprio aiuto al nostro paese, rinsaldando così il rapporto Italia-Cinacercando di vestire i panni dello Stato su cui fare affidamento per superare l’emergenza, aiuto accolto di buon grado dal governo italiano vista l’assenza di un piano comune europeo nella gestione della crisi.

D’altra parte, se l’emergenza coronavirus poteva essere per l’Unione Europea un’occasione per approfondire la coesione tra gli Stati membri e per dimostrare solidarietà nei confronti dei paesi europei in difficoltà, così non è stato. Le affermazioni di Christine Lagarde, presidente della BCE , costate quasi il 17% alla Borsa di Milano, il blocco da parte della Germania di mascherine destinate all’Italia e la chiusura delle frontiere da parte di numerosi paesi europei, decisione che mette in crisi il trattato di Schengen sulla libera circolazione di persone e merci in Europa, hanno invece fatto emergere tutti i limiti di una unione puramente economica e monetaria.

Luca Fiori

Redattore e Copywriter appassionato di politica e filosofia. Laureato in Storia e Società presso l'Università Roma Tre.

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