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Coronavirus: cosa succede, in caso di contagio, nelle scuole europee

A seguito della recente riapertura delle scuole, in tutta Europa si è reso necessario individuare una serie di misure e provvedimenti da adottare al fine di gestire eventuali casi di contagio da coronavirus tra gli studenti.
Come evidenziato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, quella attuale è una “situazione che le scuole devono adoperarsi a gestire prontamente, in collaborazione con le autorità sanitarie locali“.

In Italia, se gli alunni presentano sintomi come febbre sopra i 37,5 °C, tosse e difficoltà a respirare, non devono recarsi a scuola. Se i sintomi si presentano in classe, il dirigente scolastico o un insegnante sarà incaricato di allontanare l’alunno, isolandolo sotto la supervisione di un adulto. Dopo aver contattato i familiari, l’alunno dovrà essere condotto a casa, dove è consigliato che rimanga in isolamento fino a quando non sia possibile verificarne, tramite il tampone, l’eventuale positività. Sarà l’azienda sanitaria competente, infine, a stabilire la necessità di prescrivere la quarantena per la classe o, addirittura, chiudere la scuola.

Coronavirus e scuole: come agiscono gli altri Paesi europei

La Francia, dal 22 settembre, ha attivato un nuovo protocollo sanitario, per la gestione dei contagi all’interno delle scuole. Secondo le nuove linee guida, se un bambino risulta positivo al tampone il resto della classe potrà continuare ad andare a scuola. Se all’interno di una stessa classe, invece, vengono riscontrati almeno tre contagi tra bambini che appartengono a nuclei familiari diversi, la scuola dovrà avviare una procedura di tracciamento dei contatti e potrà chiedere l’isolamento degli alunni risultati positivi, e decidere se chiudere la scuola.
Il Ministro dell’Istruzione francese, Jean-Michel Blanquer, ha dichiarato che “il protocollo sanitario francese è uno dei più rigidi d’Europa. Bisogna agire entro le prime 48 ore ogni volta che vengono riscontrati i sintomi”.

Nel Regno Unito, il Premier Boris Johnson, ha raccomandato, a tutte le persone che possono farlo, di lavorare da casa, ordinando la chiusura anticipata dei pub alle ore 22 perché si teme una nuova ondata nel Paese. Per limitare il rischio dei contagi da Coronavirus tra i banchi di scuola, gli alunni vengono suddivisi in piccoli gruppi, adottando un sistema di rotazione. Se l’alunno o il personale scolastico presentano eventuali sintomi, devono tornare a casa, seguire le linee guida del Governo, effettuare il tampone il prima possibile e procedere con l’isolamento per almeno dieci giorni.

Per quanto riguarda la Spagna, sulla base dei dati diffusi dal Ministero dell’Istruzione spagnolo, durante la prima settimana dalla riapertura delle scuole sono stati registrati 120 casi accertati o sospettati tra gli alunni e il personale che lavora nelle scuole. Il Ministero della Salute spagnolo ha spiegato che è importante valutare il livello di rischio della comunità per stabilire se in caso di contagio sia necessario chiudere solo una parte della scuola o tutto l’istituto.

In Germania, secondo alcuni studi di diverse Università, le scuole non sono tra i luoghi dove i contagi si diffondono maggiormente, anzi, la trasmissione da bambino a bambino sembrerebbe risultare particolarmente bassa. Secondo l’RKI (l’Istituto Robert Koch, l’organizzazione responsabile per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive in Germania), c’è stato un aumento di casi anche tra i ragazzi, ma le scuole non sono considerate il principale luogo di trasmissione del virus: almeno il 40% dei contagi deriverebbe dalle vacanze all’estero. Secondo il virologo Christian Drosten, l’assenza di grossi focolai nelle scuole tedesche è da attribuire a un “approccio tempestivo ai test e al tracciamento dei contagi in modo efficace”.

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