Il piccolo – che sta bene e ha circa 7 giorni – è stato lasciato nella Culla per la vita dell’ospedale Mangiagalli di Milano, poco dopo le 11:30 di domenica 9 aprile.
Accanto al piccolo una commovente lettera, firmata dalla mamma, da cui traspare tutto il dolore per una decisione sofferta e probabilmente meditata a lungo. Il piccolo pesa 2,6 kg e sembra essere in ottima salute.
Enea è il terzo bambino lasciato nella Culla per la Vita, da quando è stato attivato il servizio nel 2007.
“Ciao, mi chiamo Enea. Sono nato in ospedale perché la mia mamma voleva essere sicura che era tutto ok e stare insieme il più possibile”
È con queste parole che una madre ha deciso di lasciare il suo bambino nella Culla per la Vita, il servizio fornito dal Policlinico di Milano, la Clinica Mangiagalli, che accoglie i bambini che i genitori non possono o non vogliono crescere.
Il servizio di assistenza si è attivato alle 11.40 di domenica mattina, 9 aprile, quando – per la terza volta da quando è stata attivata la Culla per la Vita nel 2007 – è stato lasciato un neonato nella culla, che è una sorta di moderna ruota degli esposti.
“Sono super sano e tutti gli esami fatti in ospedale sono ok”
è con queste parole che prosegue la lettera a firma della mamma del piccolo Enea.
Come riferisce il Tgcom24, la Culla per la Vita del Policlinico di Milano è stata attrezzata per accogliere neonati in totale anonimato. Quando vi viene adagiato un bambino, suona una sorta di allarme che arriva direttamente ai medici del reparto di Pediatria, che possono prestare le prime cure al piccolo. Non tutti sanno che in ospedale si può partorire in totale anonimato, nel rispetto della privacy della madre e del bambino.
“E’ una decisione drammatica, ma la Culla consente di affidare il piccolo a una struttura dove gli sono garantite cure immediate e che preserva l’assoluto anonimato per i genitori”
ha spiegato Ezio Belleri, direttore generale del Policlinico di Milano.
Il piccolo Enea è il terzo bambino lasciato nella Culla dal 2007. I primi due neonati, Mario e Giovanni, sono stati lasciati nel 2012 e nel 2016. La speranza è ora che la mamma del piccolo Enea ci ripensi e decida di tornare a riprendere il suo piccolo. A sperare in questo epilogo è Fabio Mosca, direttore della Neonatologia e della Terapia intensiva neonatale del Policlinico di Milano, che ha promesso alla mamma l’aiuto necessario di cui potrebbe aver bisogno per crescere il suo bambino.
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