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Chiesa e pedofilia, Spotlight porta agli Oscar il caso della vergogna

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Il caso Spotlight, pellicola del 2015 scritta e diretta da Tom McCarthy, ha appena vinto il Premio Oscar 2016 come Miglior Film e Miglior Sceneggiatura Originale. Il film, presentato fuori concorso alla 72ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, racconta dell’indagine condotta dal quotidiano The Boston Globe sull’arcivescovo Bernard Francis Law, accusato di aver infossato alcuni casi di pedofilia avvenuti in diverse parrocchie. L’indagine consentì al quotidiano di vincere l’ambito Premio Pulitzer, nel 2003. Da quel momento vennero aperte numerose indagini su casi di pedofilia esistenti nel mondo della Chiesa Cattolica.

Nell’ultimo periodo, tra i film usciti, sono diversi quelli che trattano della genesi di inchieste giornalistiche, storie di scandali venute allo scoperto grazie alla complessa macchina dell’informazione e che in qualche modo hanno segnato la storia. ‘Spotlight’, come ‘Truth’, ha portato sul grande schermo la realtà di quelle redazioni giornalistiche, che hanno saputo smuovere acque particolarmente pericolose, in nome della verità.

‘Spotlight’ peraltro tratta un argomento quanto mai attuale, ovvero quello della pedofilia nella Chiesa Cattolica. Solo per dare l’idea della vastità del problema, è sufficiente fare un piccolo salto indietro di soli due mesi, per accorgersi della mole di arresti eseguiti nel Bel Paese per reati connessi alla pedofilia: lo scorso 18 dicembre 2015, è stato arrestato un sacerdote in un paesino della Piana di Gioia Tauro per abusi su minori; il 28 gennaio 2016, un prete è stato arrestato a Brindisi con l’accusa di aver commesso atti sessuali su minori e condannato a tre anni e otto mesi di reclusione; l’11 febbraio 2016, in un altro blitz delle Forze dell’Ordine, tra gli arrestati per aver consumato rapporti sessuali a pagamento con minori è emerso il nome di un sacerdote. L’ultimo episodio risale a pochi giorni. La media è di almeno un caso al mese e ovviamente si parla delle vicende che sono venute a galla, ma è evidente che il numero di casi sommersi in questo ambito sia enorme.

Per avere un quadro più chiaro sul problema, la onlus Rete l’Abuso ha realizzato una mappa dettagliata in cui sono indicati, caso per caso, tutti gli abusi sessuali commessi in Italia dalle varie figure ecclesiastiche, suddividendoli in quelli noti, quelli giunti al terzo grado di giudizio, quelli ancora in corso e infine quelli di cui non si hanno più notizie da diverso tempo.

In questa realtà troppo spesso teatro di vicende riprovevoli, in cui a fare la parte della vittima sono sempre i bambini, il film Spotlight irrompe come un fulmine a ciel sereno, a smuovere (si spera) le coscienze di chi ha potere di cambiare le cose e ad aprire gli occhi a chi non ha mai voluto guardare.

Il Caso Spotlight racconta la storia dell’indagine condotta nel 2001 dai giornalisti investigativi del Boston Globe soprannominato appunto Spotlight, che ha portato alla luce i reiterati atti di abuso sessuale su minori compiuti da 70 sacerdoti locali. Fatti, sino a quel momento, coperti sistematicamente dalla alte autorità della Chiesa stessa. L’inchiesta lasciò i cittadini letteralmente senza parole.

La formidabile squadra composta da Marty Baron e Ben Bradlee Jr., più i quattro membri della squadra investigativa del Boston Globe, Walter Robinson, Mike Rezendes, Sacha Pfeiffer e Matt Carroll, erano consapevoli che stavano per schierarsi contro un nemico molto più potente di loro, ma non si sono fermati e alla fine hanno portato alla luce fatti sconcertanti sino a quel momento ignorati dalle autorità e dai media, ridando voce a quei minori costretti al silenzio per paura di ritorsioni da parte dei loro aguzzini.

Il lavoro svolto dal Boston Globe ebbe una tale risonanza a livello sociale e mediatico, da meritarsi, a pieno diritto, il Premio Pulitzer.

Il caso Spotlight è un esempio di alto giornalismo al servizio del bene pubblico.

Beatrice Elerdini

Beatrice Elerdini è stata una collaboratrice di Nanopress dal 2014 al 2019, occupandosi di cronaca e attualità. Degli stessi argomenti ha scritto su Pourfemme dal 2018 al 2019.

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