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Baby squillo a Roma, gli indagati chiedono il patteggiamento

Gli indagati per le baby squillo a Roma stanno cercando di arrivare al patteggiamento, in modo da uscire dall’inchiesta il prima possibile ed evitare il danno all’immagine. Per alcuni già gli avvocati hanno pensato di fare delle proposte, in modo da ottenere anche uno sconto di pena, arrivando a circa 5 mesi o, in alternativa, a 40.000 euro come pena pecuniaria sostitutiva o alla libertà controllata. Per Mauro Floriani, il marito di Alessandra Mussolini, i magistrati volevano sollecitare il rito immediato. Rimane in sospeso la posizione di Nicola Bruno, il figlio del parlamentare di Forza Italia Donato Bruno, che dovrebbe essere interrogato al più presto.

Poi ci sono gli altri, la cui identità non è stata ancora svelata e che sono stati scoperti dalle intercettazioni telefoniche o sono stati pedinati. Chi non ha precedenti penali potrà usufruire delle attenuanti, scendendo a 8 mesi di pena e, con il patteggiamento, arrivando a 5 mesi e 10 giorni.

Video e immagini pedopornografici, sfruttamento, ricattati, umiliazioni, riprese video postati sul web. Il caso delle baby squillo dei Parioli si allarga dopo le indagini, non solo per i nomi dei clienti che pagavano le ragazzine di 14 e 15 anni per prestazioni sessuali. Nel registro degli indagati sono iscritte una cinquantina di persone, ma il numero potrebbe aumentare con la conclusione delle indagini. Aumentano anche i reati a carico di Mirko Ieni e Nunzio Pizzacalla, identificati dagli investigatori come gli sfruttatori delle ragazzine. Secondo il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il sostituto Cristiana Macchiusi sarebbero stati loro a trovare i clienti e fissare gli incontri ma soprattutto a “mantenere la contabilità delle prestazioni sessuali effettuate dalle minori e i relativi ricavi, impartendo disposizioni in merito alle tariffe da applicare in ordine alle prestazioni sessuali delle quali chiedeva ripetutamente la consegna di una percentuale, nonché al tipo di informazioni che le minori avrebbero dovuto dare ai clienti”.

I due uomini dunque avrebbero gestito la vita delle ragazzine ma non sarebbero stati i soli. Si giravano dei video delle prestazioni sessuali per poi metterli su internet ma non solo: sono state trovate immagini pedopornografiche, foto e video in cui erano ripresi minorenni in atti sessuali o nudi. In particolare l’attenzione degli inquirenti si è rivolta su Riccardo Sbarra, commercialista romano: nel suo pc gli agenti hanno trovato immagini e video pedopornografici contenute in circa 2mila files. I suoi avvocati spiegano che non era a conoscenza della minore età delle ragazzine, ma ora dovrà spiegare il contenuto ritrovato nel suo computer.

Altri quattro clienti sono stati rinviati a giudizio: si tratta di Mario Michael De Quattro, 30 anni; Marco Galluzzo, 49 anni, accusato anche di cessione di stupefacenti; Francesco Ferraro, 42 anni; Gianluca Sammarone, 42 anni.

A loro si potrebbero aggiungere altri nomi, tra cui quello di Mauro Floriani, marito della senatrice Alessandra Mussolini, o il vice capo del settore informatico di Bankitalia Andrea Cividini, oltre al figlio di un parlamentare di centrodestra, funzionari della Fao e un manager della società Ernst & Young i cui nomi non sono stati rivelati perché in attesa di interrogatorio. Intercettati mentre prendevano appuntamenti con le ragazzine, controllati dai carabinieri, anche loro potrebbero presto finire nel registro degli indagati.

I lati scandalosi della vicenda: “Spaccia, ma stai attenta ai clienti”

La vicenda aveva già assunto lati ancora più scandalosi. Una delle ragazzine ha difeso la madre che è stata arrestata. Gli inquirenti hanno cercato di capire più a fondo se fosse stata proprio la madre a spingerla nel giro della prostituzione. La ragazza ha detto che la donna non sapeva assolutamente niente della prostituzione, ma era al corrente soltanto dello spaccio di droga. Ha riferito di aver promesso alla madre di andare soltanto a spacciare. Con i soldi che guadagnava riusciva a rimediare alle difficoltà economiche della famiglia, anche se la madre, a quanto pare, da ciò che ha confessato la ragazza, non sapeva da quali attività provenisse il denaro. La giovane ha anche riferito le raccomandazioni della madre, che le avrebbe detto di stare attenta ai clienti.

L’ultima ragazza coinvolta nell’inchiesta sulle minorenni prostitute di Roma è una liceale della periferia nord, che si è convinta a parlare con gli inquirenti dopo l’arresto del finto manager delle modelle Glauco Guidotti, finito in manette con l’accusa di induzione e sfruttamento della prostituzione minorile. Le autorità si sono mosse a seguito della denuncia presentata l’estate scorsa dalla madre, ma sugli sviluppi del caso mantengono il più stretto riserbo: secondo alcune notizie trapelate sui giornali, la ragazzina avrebbe parlato di appuntamenti con ‘gente che conta‘, e potrebbe essere ascoltata nei prossimi giorni. Guidotti invece potrebbe essere interrogato dal gip mercoledì prossimo, mentre la vicenda assume contorni sempre più simile a quello delle baby prostitute dei Parioli, che ha fatto molto discutere l’opinione pubblica nei mesi scorsi.

La vicenda delle baby squillo a Roma ha molti lati scandalosi, come emerge anche dalle motivazioni della sentenza che ha portato al carcere per Mirko Ieni, Riccardo Sbarra e la madre di una delle due ragazzine dei Parioli. La decisione del presidente Franca Amadori e dei giudici a latere Maria Viscito e Marco Genna parte da una frase, pronunciata dalla più piccola delle due ragazze: “Io sono disposta a fare questa cosa, perché secondo me questo è il prezzo da pagare per tutte le cose che vogliamo noi”. Le giovani hanno iniziato da sole questa attività. Successivamente hanno incontrato Ieni, ma la posizione di quest’ultimo, secondo i giudici, non può essere considerata meno grave per il fatto che non le abbia convinte lui all’inizio.

Nella motivazione si può leggere: “Basta pensare che gli stessi futili motivi, quale spinta motivazionale all’esercizio della prostituzione – elemento inquietante nella vicenda in quanto chiaro sintomo della devastazione morale delle due minorenni – costituiscono espressione della immaturità delle due ragazze e della incapacità di operare scelte consapevoli”. I giudici hanno sottolineato che le ragazze svolgevano la loro attività tre volte a settimana, ma “da quanto avevano conosciuto Ieni, lavoravano tutti i giorni”. Secondo i giudici, Ieni “non ha avuto alcun scrupolo nello sfruttare minorenni a fini economici”, e neanche “senso di vergogna, di autocritica, di ripensamento”.

Lo stesso si può dire della madre della 15enne, che, secondo il tribunale, “sa che la figlia con tale attività guadagna molti soldi, perché anche lei ne usufruisce”. I giudici scrivono che la donna ha “indotto, favorito e sfruttato la prostituzione della figlia dandole precise indicazioni sulle modalità di svolgimento, facendosi pagare acquisti con il provento dell’attività”. Quando la madre dell’altra ragazzina l’ha contattata perché aveva dei sospetti, la donna ha risposto: “Se non hai la prova vattene, altrimenti ti querelo”.

Nel testo dei giudici si parla anche di Sbarra, il commercialista arrestato. In particolare viene messo in luce un “interesse morboso” per le giovani. Secondo le motivazioni della sentenza, Sbarra avrebbe cercato, durante una perquisizione in casa, di cancellare le prove: “ha distrutto due computer, gettandoli dalla finestra, all’evidente scopo di impedire agli inquirenti di scoprire ulteriori elementi e circostanze quanto meno per lui scomodi”. In carcere si trovano anche Marco Galluzzo, imprenditore accusato di essere il pusher delle adolescenti, insieme a Ieni, Nunzio Pizzicalla, sfruttatore, e Michael Mario De Quattro, ricattatore.

Gli interrogatori

Per molti versi la vicenda si è rivelata scandalosa. Non si tratta soltanto di far emergere un giudizio moralistico, ma di vedere la vicenda da un punto di vista critico, che va applicato considerando il coinvolgimento di minorenni. Adolescenti che, per certi versi, appaiono vivere in un mondo sconosciuto. Quanto ne sappiamo sulla loro vita? Quanto veramente possiamo addentrarci nelle loro relazioni di ragazzi, per scoprirne anche i lati più oscuri? In effetti la vicenda romana ci fa comprendere che siamo noi adulti ad essere esclusi da un mondo di ragazzini, nei confronti del quale prevale la mancanza di comunicazione.

Poi ci stupiamo quando emergono aspetti legati al sesso, che nemmeno ci aspettavamo, perché eravamo pronti a vedere il mondo dell’adolescenza in una sorta di aura di innocenza. Basta togliere il velo e scoprire delle tracce, che fanno scandalizzare, ma che, allo stesso tempo, inducono a riflettere.

Anche di fronte all’interrogatorio dei magistrati le ragazze si sono mostrate per niente intimidite. Ad esempio, Azzurra, la baby squillo dei Parioli, ha difeso a spada tratta Mirko Ieni, dicendo che tutto è cominciato come un gioco e sollevandolo da ogni responsabilità, dichiarando che non sono state costrette, ma che il tutto è partito da una loro idea. Alla fine, però, si è ritrovata ad ammettere che non è un bel gioco andare con gli uomini adulti.

Secondo il racconto di Aurora ai magistrati, un uomo l’avrebbe perfino ricattata, chiedendole 1.500 euro, per non rivelare alla sua famiglia la verità. Inoltre dagli interrogatori è emerso anche che un cliente le avrebbe dato 200 euro per avere rapporti sessuali con lui.

Dagli interrogatori è emersa anche la posizione di un altro degli sfruttatori arrestati, Nunzio Pizzacalla. Ecco cosa è stato detto a questo proposito:

Sì, ma dopo che io mi sono staccata da lui ho fatto … abbiamo deciso di fare … lei mi ha fatto “mettici anche a me e facciamolo insieme”. Io ho detto “okay, d’accordo”. Lo abbiamo fatto, Abbiamo fatto questa e-mail e abbiamo trovato il primo cliente che è venuto a prenderci a piazza Fiume … Non è che gli ho fatto vedere come si fa,assolutamente no. Io ho detto “facciamo e dividiamo, a questo punto cioè dividiamoci i compiti”. E poi è lei che lì ha avuto il rapporto completo sessuale con lui, non io quel giorno.
Pm: Cosa volevi dire con “dividiamoci i compiti”?
Ragazza: Che lei doveva averci il rapporto sessuale completo,
Pm: Gli hai spiegato come si faceva: No, perché non era una santa prima di me penso che un rapporto sessuale completo lo sapeva fare anche senza il mio aiuto.

Gli incontri online

Le baby squillo hanno iniziato con i siti di incontri online. Un mondo sommerso sulla rete, aperto a chi è alla ricerca di avventure sessuali a pagamento, anche con le minorenni. Il tutto non ufficialmente, perché sarebbero degli spazi web riservati agli adulti, ma in qualche modo chi ha meno di 18 anni riesce ad infiltrarsi lo stesso. E appaiono veramente più grandi queste ragazzine fotografate in abiti succinti, in slip e reggiseno, che fanno bella mostra di loro stesse, come in una vetrina.

In questo modo si descrive una ragazzina: “Alta quasi 1,70, mora capelli lunghi occhi marroni gambe lunghe seno grosso il peso non lo so con precisione ma sono un po’ in carne. Ho tre tatuaggi tutti non visibili, ho il piercing sulla lingua ma lo posso togliere e ho il segno del piercing all’ombelico che ho tolto tempo fa. Penso di essere una ragazza solare e allegra, mi piace andare a ballare e frequentare i locali, amo molto il sesso con gli uomini, meglio se più maturi di me, non ho tabù. Per il resto sono una ragazza normalissima, mi piace uscire, bere e fumo”.

Così si legge in un’intercettazione: “Bella descrizione, mi servono foto dove si vede tutto il corpo, se hai anche sexy. Manda un video mi serve per vedere come ti sai muovere e presentare. Così domani se riesco a trovare un cliente so già come sei. Mandami foto sexy, con seno di fuori”. Si è scoperto anche che il tutto si svolge sotto l’azione di veri e propri protettori, i quali hanno il compito di organizzare gli incontri (questa volta reali) con i clienti.

L’atteggiamento

Abbiamo delle ragazzine spesso un’immagine “innocente”. La vicenda delle baby squillo ci ha mostrato una versione dei fatti completamente diversa. Ragazzine in conflitto con la situazione familiare, con pessimi rapporti con le madri, disposte a spendere soldi anche per comprare le droghe, fra le quali la cocaina. Ragazzine che appaiono come delle vittime, in alcuni casi desiderose soltanto di ritornare a scuola. Forse è anche così che cercano di esprimere la rabbia che provano nei confronti del mondo, lasciandosi andare a quelle che certe volte vengono descritte come delle “costrizioni” da parte degli adulti. Allo stesso tempo ragazzine smaliziate, che non sono restie a coinvolgere le amiche nel giro della prostituzione organizzata.

Le tariffe

Questo sistema organizzato è fatto anche di tariffe vere e proprie. Gli sfruttatori arrivano a chiedere ai clienti anche 250 euro all’ora e le ragazzine sono disposte a trattare sul prezzo, perché non sono per niente pronte ad accontentarsi di poco. A volte, come è emerso anche dalle intercettazioni effettuate, avrebbero stabilito anche dei prezzi speciali per persone con esigenze specifiche.

E’ proprio dalle intercettazioni che emergono dei particolari inquietanti sul giro di prostituzione minorile, con baby squillo che litigano con i clienti, per ottenere una maggiorazione sul prezzo. E poi trattano anche con gli sfruttatori, per intascare la percentuale sul prezzo pagato dal cliente. In un caso lo sfruttatore avrebbe detto: “Fino adesso mi devi 110… su le prime erano 30 perché ti sei fatta dare 100, ma su 150 sono in realtà 45. La mia parte dove la stai mettendo?”.

Lorena Cacace

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