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Alzheimer: al San Raffele di Milano al via la nuova terapia con le “cellule spazzino”

Alzheimer: al San Raffele di Milano al via la nuova terapia con le “cellule spazzino”, le cellule in grado di eliminare le placche cerebrali all’origine della malattia. Una delle cause dell’Alzheimer, infatti, è proprio la presenza di depositi anomali di proteine a livello cerebrale che, aggregandosi tra loro, alterano le comunicazioni tra le sinapsi provocando la morte dei neuroni. L’idea che è stata sviluppata dai ricercatori, quindi, è proprio quella di ridurre o eliminare tali ammassi proteici potenziando il sistema di smaltimento dei rifiuti del cervello.

Questo risultato si ottiene attraverso la somministrazione di un anticorpo (l’ADUCANUMAB), che spinge le cellule immunitarie (anche definite “cellule spazzino”) a intervenire contro tali ammassi di proteine nocivi, mantenendo così “pulite” le strutture cerebrali. In ogni caso, questa nuova sperimentazione riguarderà solo i malati allo stadio iniziale della malattia, dove il danno cerebrale non è ancora avanzato. Inoltre, lo studio verrà condotto su un campione di pazienti volontari che continueranno a sottoporsi, in parallelo, anche a una normale terapia sintomatica. Il 50% di loro riceverà il nuovo farmaco, mentre l’altra metà solo un placebo. I risultati della nuova sperimentazione si avranno dopo due anni. Come ha spiegato il dottor Sandro Iannaccone, primario di Riabilitazione Specialistica – Disturbi Neurologici, Cognitivi e Motori al San Raffaele di Milano, la ricerca coinvolgerà, oltre i centri ospedalieri di Milano e Roma, anche quelli canadesi, americani e australiani.

Si tratta, comunque, di un risultato importante che potrebbe dare nuove speranze ai malati. L’Alzheimer, del resto, è una patologia particolarmente invasiva, che porta al progressivo annullamento della sfera cognitiva, della memoria, dell’orientamento, fino a interessare anche la sfera motoria. In Italia sono circa 800.000 le persone affette da questa malattia, ma il numero è destinato ad aumentare con all’allungamento della vita media. Si tratta, infatti, di una malattia legata all’avanzare dell’età e per cui allo stato attuale esistono solo trattamenti in grado di alleviare i sintomi e rallentarne la progressione, ma non di guarire.

La migliora arma contro questa patologia resta, quindi, la prevenzione. E’ fondamentale in tal senso che gli anziani tengano in allenamento la testa, anche con attività intellettuali semplici (come la lettura o lo svolgimento di cruciverba). Indispensabile pure una moderata attività fisica e una dieta basata sul largo consumo di frutta e verdura.

Rossella Giglio

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