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Virginia Raggi sarà indagata? Polemiche dal Pd per gli incarichi dalla Asl di Civitavecchia

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Sarà davvero indagata Virginia Raggi? A poche ore dal ballottaggio per le elezioni Comunali di Roma, la candidata del M5S a sindaco della Capitale è stata investita dal fuoco delle polemiche per la vicenda delle consulenze presso la Asl di Civitavecchia: secondo chi l’ha aspramente criticata, Virginia Raggi non compilò correttamente un modulo sulla trasparenza per i consiglieri comunali in occasione di un incarico a lei affidato.

Ernesto Carbone della segreteria nazionale del Pd punta dritto al nodo della questione: “L’amnesià di Virginia Raggi sugli incarichi ricevuti dalla Asl di Civitavecchia rischia di renderla ineleggibile? Potrebbe finire indagata per falsa dichiarazione? C’è una violazione della Legge Severino? Sono le domande che emergono di fronte al fatto che per ben due anni, nel 2013 e nel 2014, nelle dichiarazioni trasparenza previste per legge per i consiglieri comunali la candidata M5s non ha fatto alcuna menzione dell’incarico ricevuto, disattendendo ad una precisa previsione di legge. Perché non ha dichiarato nulla?“.

Prosegue Carbone: “L’incarico ricevuto dalla Asl di Civitavecchia risale al 2012, poi riconfermato nel 2014. Nelle dichiarazioni sulla trasparenza al Comune di Roma previste dal d.lgs 33/2013, però, Raggi non ne fa alcuna menzione né nel 2013, né nel 2014. Alla precisa richiesta di dichiarare se ha ‘ricoperto incarichi presso altri enti pubblici’, Raggi barra la casella ‘no’. Solo a fine 2015 si ricorda di aver ricevuto ben tre anni prima quell’incarico dalla Asl di Civitavecchia. Si configura una falsa dichiarazione? La candidata potrebbe finire indagata prima ancora che si arrivi al voto per il ballottaggio? E se fosse dichiarata ineleggibile, in caso di sua eventuale vittoria, ci troveremmo di fronte ad un Comune di Roma senza sindaco a poche settimane dal voto?“.

Lo sfidante ai ballottaggi delle Comunali 2016 a Roma, Roberto Giachetti, scrive su Twitter:

Virginia Raggi si è difesa spiegando che la legge impone di rendere pubblici gli incarichi solo nel momento in cui il titolare dell’incarico pubblico riceve il compenso (nel suo caso questo avvenne nel 2015): ”Questa è l’ultima goccia di fango prima del ballottaggio. Continuano ad attaccarmi sul mio lavoro perché non hanno argomenti. Noi siamo più forti ed andiamo avanti. Mancano 48 ore e avremo finalmente la possibilità di voltare pagina”, mentre per Alfonso Sabella, assessore alla legalità nella giunta dell’ex sindaco Ignazio Marino che Roberto Giachetti ha segnalato come membro della sua giunta in caso di vittoria alle elezioni, dice che Raggi dovrebbe essere indagata per ‘falso ideologico’ (reato che non comporta ineleggibilità) perché non ha compilato correttamente il modulo né nel 2013, quando è stata eletta al consiglio comunale di Roma, né nel 2014, ma solo nel 2015, dopo lo scoppio dell’inchiesta Mafia Capitale.

Il governatore del Lazio Nicola Zingaretti ha chiesto “una relazione sulle ragioni che hanno portato ad affidare l’incarico alla Raggi” mentre il commissario del Pd Matteo Orfini twitta dapprima: “Se è tutto vero, quella della Raggi non è una dimenticanza, è un reato”, e poi Il punto vero è che i grillini parlano di trasparenza ma nascondono tutto. È vero, non sono come gli altri. Sono peggio #raggiri

E stesso hashtag sceglie il senatore Pd Andrea Marcucci che scrive: “La candidata Virginia Raggi rompe silenzio elettorale ma non per spiegare la consulenza ‘a sua insaputa. Dal #M5S solo imbarazzi e #raggiri”.

Anche la senatrice del Pd Giuseppina Maturani ha commentato le dichiarazioni della candidata del M5S a Roma Virginia Raggi “E’ inaccettabile che Virginia Raggi continui a non rispondere delle sue responsabilità. Raggi doveva solo scusarsi e ammettere l’errore, invece continua a difendere l’indifendibile. Tutta la stampa sottolinea la falsità della sua dichiarazione, Anac, Cantone e la procura dovranno anche aprire un’indagine. Ma di quale fango parla? Raggi continua a eludere le domande: nel 2012 non era obbligatorio essere iscritti all’Albo, ma nel 2014 sì. Perché è stato dato a lei quell’incarico sebbene non ne avesse diritto? Perché non ha dichiarato tutti i compensi previsti, non solo quelli percepiti, come le regole, molto chiaramente, prevedono? E non contenta di questo oggi torna a parlare violando il silenzio elettorale“.

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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