La fase 3 della sperimentazione per il vaccino anti Covid-19 di Oxford-AstraZeneca partirà ufficialmente in Italia a novembre.
Le prime inoculazioni sono previste per il primo dicembre e a breve sarà istituito un numero verde per informazioni e candidature. La scelta dovrà ricadere sui primi 300 che fanno richiesta e soddisfano i criteri, per ora si sa solo che dovranno avere più di 18 anni.
L’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena, tra i sette centri scelti in Italia, arruolerà i 300 volontari per la sperimentazione a doppio cieco: ossia, a 200 sarà somministrato il vaccino e agli altri 100 il placebo.
In ottobre l’agenzia europea del farmaco aveva annunciato l’inizio dell’iter di approvazione per il vaccino contro il Coronavirus messo a punto da AstraZeneca in collaborazione con l’Università di Oxford.
Il protocollo ideato dai ricercatori di Oxford aveva portato alla luce la capacità di questo farmaco di produrre anticorpi e cellule T, quelle cioè che permettono lo sviluppo delle difese naturali dell’organismo, permettendo al vaccino di contrastare il virus.
I primissimi test avevano già suscitato grandi speranze: secondo i risultati il farmaco di AstraZeneca genera una significativa risposta immunitaria nei soggetti anziani, il gruppo più vulnerabile della popolazione.
“Se le ultime fasi di preparazione del vaccino Oxford-Irbm Pomezia-Astrazeneca saranno completate nelle prossime settimane, le prime dosi saranno disponibili all’inizio di dicembre”, aveva annunciato già a metà ottobre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che comunque era stato cauto nel fare promesse: “Penso che per contenere completamente la pandemia dovremo aspettare comunque la prossima primavera”.
Non solo: anche quando il vaccino sarà pronto per la somministrazione, si dovrà procedere per scaglioni. A sottolinearlo era stata anche la ricercatrice capo dell’Oms Soumya Swaminathan, avvertendo che non sarà possibile una vaccinazione di massa rapida contro il Covid-19: “La priorità l’avranno gli operatori sanitari e quelli in prima linea, su questo siamo tutti d’accordo. Ma anche in quei casi bisognerà stabilire chi corre i rischi più alti. Poi ci saranno gli anziani“, ha spiegato la dottoressa durante un evento su Twitter precisando che “un giovane in salute potrebbe dover aspettare fino al 2022”.
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