In Ucraina, nelle città, teatro della guerra, l’inviato del Papa, viaggiando su un pulmino carico di aiuti umanitari, finisce in una sparatoria. Il cardinale elemosiniere Konrad Krajewski, con altri due vescovi che viaggiavano con lui, finiscono sotto il fuoco nemico ma, fortunatamente, riescono a mettersi in salvo.
E’ il prefetto del dicastero per il servizio della carità. Inviato da Papa Francesco in quel territorio ostile dove la guerra, giorno dopo giorno miete vittime. Portare aiuti umanitari, per lo più viveri, ed un rosario donato dal Pontefice, alle persone che subiscono la guerra è il compito affidatogli.
Sul pulmino carico di aiuti e speranza, insieme ai rosari del Santo Padre ci sono il cardinale ed altri due vescovi, un cattolico ed un protestante, insieme ad un soldato ucraino che li accompagna.
Il tragitto è segnato, è rischioso, in quei territori entrano solo soldati, si spara a vista a qualsiasi cosa si muova. I religiosi, però, raggiungono Odessa per poi muovere verso la volta di Zaporizhzhia, alla fine vorrebbero raggiungere Kharkiv.
Nella città dove sorge la centrale nucleare, però, qualcosa va storto. In quello scenario bisogna muoversi in fretta, consegnare i viveri alle persone che si sono radunate in posti specifici, avvisati dai militari e poi ripartire subito.
Non bisogna farsi localizzare lo sanno bene, i vescovi ed il militare ucraino, purtroppo, però, i russi riescono ad identificarli ed iniziano ad aprire il fuoco. La testimonianza del cardinale, per fortuna sia lui che gli altri passeggeri sono rimasti illesi, diventa drammatica.
In un territorio ostile con militari che ti sparano addosso, racconta l’inviato del Papa, non devi solo fuggire ma devi sapere dove fuggire. E’ grazie al soldato ucraino, infatti, se sono ancora tutti vivi ed illesi.
Sarebbe stato proprio il militare ucraino, il quale accompagnava i religiosi in questo viaggio umanitario, ad indicare loro dove nascondersi riuscendo così a mettersi in salvo, sempre da quanto raccontato dal cardinale.
Il cardinale Konrad Krajewski scampato il pericolo, però, ha continuato insieme agli altri membri della spedizione umanitaria riuscendo a raggiungere una altra tappa. Consegnando insieme ai viveri anche la speranza, il rosario dono di Papa Francesco.
A tutte le persone alle quali venivano consegnati questi beni, i religiosi infondevano anche la benedizione del Pontefice. Come racconta nella sua testimonianza, sempre l’elemosiniere del Papa, tutte le persone mettevano il rosario al collo.
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