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Truffa del finto incidente stradale: come tutelarsi

Lo sterminato campionario delle truffe si è arricchito negli ultimi mesi di un altro sistema che coinvolge indirettamente la strada. Possiamo chiamarla truffa del finto incidente stradale, da non confondere con la truffa dello specchietto.

Da gennaio in poi sono stati segnalati parecchi casi in diverse città italiane. Le vittime principali come sempre, sono gli anziani, tuttavia i criminali scelgono come bersagli anche persone di età meno avanzata. Questo è il meccanismo generico della truffa: arriva una telefonata, il truffatore finge di essere un avvocato e dice alla vittima: “Suo figlio ha provocato un grave incidente stradale ed è stato arrestato“. A seconda dei casi vengono aggiunti dettagli come “guidava ubriaco“, “era senza assicurazione“, “non aveva la patente“; oppure, invece dell’arresto, usano la formula ugualmente grave “ha avuto un incidente in motorino” o anche in auto. A volte, per non rischiare di essere scoperto immediatamente, invece del figlio il truffatore usa un nipote, più generico e quindi più efficace come esca.

Se la vittima mostra di credere all’inganno, quindi rispondendo in modo confuso e agitato perché spaventata per la sorte di un figlio che effettivamente ha, arriva il colpo successivo. “Per evitare il carcere suo figlio deve pagare immediatamente una multa“. Se invece del carcere è stata usata la formula dell’incidente in motorino, allora viene detto che la somma serve al figlio/nipote per non avere problemi. Si tratta comunque sempre di importi molto alti, diverse migliaia di euro, a volte 3.000, in alcuni casi anche 5.000.

Per non lasciare alla vittima il tempo di riflettere, il delinquente la incalza: “La multa va pagata entro oggi e in contanti. Sto arrivando a casa sua, perché suo figlio ha affidato a me il compito di ritirare il denaro. Anche oggetti d’oro vanno bene“.
Per evitare che la vittima a questo punto senta puzza di bruciato, arriva il depistaggio: “Se vuole, può telefonare ai Carabinieri per controllare. Ecco, questo è il numero“. Risponde lui stesso o un complice, spacciandosi per maresciallo dei Carabinieri e confermando tutta la storia, soprattutto aggiungendo che il cosiddetto avvocato è persona di fiducia.

A questo punto quasi sempre è fatta. Il delinquente si presenta a casa della vittima nella sua falsa identità di avvocato (a volte invece dell’avvocato era un assicuratore) e si fa consegnare contanti, oro e gioielli per racimolare la consistente cifra richiesta.

In alcuni casi i malviventi sono stati arrestati dai veri Carabinieri. Qualche volta le vittime hanno fiutato l’inganno e i criminali si sono dileguati. Spesso invece il colpo è andato a segno. Come sempre nelle truffe l’elemento vincente per i malfattori è la leva psicologica sulla paura di un genitore per un fatto grave capitato al proprio figlio, aggravata dalla fretta sapientemente inflitta per non lasciare il tempo di ragionare.

Tuttavia si deve sempre partire dal presupposto che per definizione non ci si può mai fidare di uno sconosciuto, ancora meno al telefono. Se c’è un vero incidente grave i Carabinieri si presentano a casa, in due, a bordo di un’auto di servizio. E non chiedono soldi. Le multe, quelle vere, vengono spedite a casa. Mai e poi mai viene chiesto il pagamento immediato, soprattutto se c’è di mezzo un arresto. Figuriamoci poi i contanti o addirittura l’oro.

Infine, per controllare se chi ci telefona dice il vero, non possiamo certo fidarci di un numero che egli stesso ci fornisce. Le forze dell’ordine hanno un numero molto semplice: 112. Quello è l’unico numero da chiamare.

Roberto Speranza

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