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Trattato di Schengen: cosa prevede e perché alcuni vogliono sospenderlo?

 

Una delle conquiste dell’Unione Europea è stata la libera circolazione delle persone, garantita dal Trattato di Schengen. È grazie a questo se oggi tutti i cittadini europei possono muoversi all’interno della UE senza il passaporto: dopo la libera circolazione delle merci, alla base della stessa Unione Europea, anche le persone hanno avuto il diritto di sentirsi cittadini d’Europa in tutti i Paesi che aderiscono. La gestione dell’immigrazione e gli attentati su suolo europeo hanno però minato il trattato: in molti hanno chiesto modifiche sostanziali, la chiusura delle frontiere, il ripristino dei controlli e il contenimento dei flussi migratori. Vediamo cosa prevede il Trattato di Schengen.

Firmato a Schengen il 14 giugno 1985, coinvolge alcuni Stati membri dell’Unione Europea ed alcuni terzi e garantisce la libera circolazione delle persone sui territori aderenti. Gli Stati membri che hanno optato per non aderire all’area Schengen, ovvero i territori in cui il trattato viene applicato, sono Regno Unito e Irlanda, i terzi che partecipano sono Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein. Si tratta in totale di 26 Stati europei aderenti al trattato di Schengen tramite sottoscrizione diretta, ai quali si aggiunge il Principato di Monaco, San Marino e il Vaticano.

Obiettivo del trattato di Schengen è l’abolizione dei controlli sistematici di persone alle frontiere interne allo spazio UE, rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne, collaborazione delle forze dell’ordine e possibilità di intervento di queste in alcuni casi anche oltre i confini, coordinamento degli Stati aderenti nella lotta alla criminalità organizzata internazionale e infine integrazione delle banche dati delle forze di polizia, ovvero il Sistema di Informazione Schengen (SIS).

Cosa succede se viene sospeso

Sospendere Schengen si tradurrebbe nell’avere più frontiere da monitorare, ovvero quelle interne ai Paesi europei. La questione immigrazione non troverebbe una soluzione: la Libia per esempio non ha mai aderito al trattato e non esiste alcuna regolamentazione che consenta la libera circolazione delle persone tra la frontiera libica e quella italiana. Chi arriva dai confini esteri, se non è cittadino europeo, è sempre sottoposto a controllo obbligatori; per i cittadini UE i controlli, anche dall’esterno, sono “possibili”, ma non obbligatori.

Per i cittadini dell’Unione Europea, qualora il trattano venisse sospeso, sarebbe più difficile circolare all’interno delle frontiere nazionali, con difficoltà nell’entrare e nell’uscire da qualsiasi Paese UE.

Cecilia Casadei

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