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Categories: Cronaca

Tira uno schiaffo al figlio che fuma una canna: denunciato dai Carabinieri

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Un uomo di 40 anni è stato denunciato dai carabinieri di Cattolica per avere dato un sonoro schiaffo al figlio di 15 anni, che era stato sorpreso dagli stessi uomini dell’Arma a fumare uno spinello, e in seguito a ciò era stato condotto nella caserma di Cattolica, in provincia di Rimini. Il ristoratore, chiamato in caserma a sua volta, aveva reagito con uno schiaffetto correttivo al figlio alla notizia che era stato beccato a fumare marijuana. Ma alla fine il suo gesto gli è costato una denuncia per abuso di mezzi di correzione. Ecco come sono andati i fatti.

I carabinieri di Cattolica (Rimini) durante un sopralluogo trovano un minorenne che sta fumando uno spinello in un parco.

Lo portano in caserma per identificarlo e chiamano il padre, un ristoratore 40enne di Cattolica, che si precipita nell’ufficio dei carabinieri per sapere cosa sia accaduto.
A quel punto scopre che il figlio aveva fumato uno spinello insieme agli amici, e reagisce tirandogli uno schiaffone.

Ma i carabinieri, alla vista del gesto violento, denunciato immediatamente il padre, che ora deve rispondere dell’accusa di abuso di mezzi di correzione.

Raggiunto dai cronisti de Il Resto del Carlino, l’uomo si è sfogato: “Mi è preso un colpo quando mi ha chiamato dicendomi che era in caserma dai carabinieri. Non sono mai stato un padre violento e mai lo sarò, il mio era uno schiaffo educativo”.

”Io voglio che mio figlio stia lontano dalle schifezze di questa nostra vita. Ho già avuto i miei guai con suo fratello, il mio primogenito, e tutto per delle compagnie sbagliate. Il mio è stato un gesto di delusione, era solo per fargli capire che aveva commesso un errore. Niente di violento, era un gesto che voleva avere un significato educativo, quello che manca oggigiorno”.

E ancora: ”Io ne ho prese così tante da mia madre! L’ho fatto per correggere mio figlio, per fargli capire che era sbagliato quello che aveva fatto. Certe bambinate si pagano poi tutta la vita. Ma – ripete – Non aveva nessun segno, i miei figli sono la mia vita”.
E conclude: ”Se ho sbagliato, è giusto che io paghi, ma, per il bene di mio figlio, lo rifarei. A me interessa che non finisca nei guai, che abbia il meglio della vita e che non se la rovini a causa di amici sbagliati”.

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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