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Teri Hatcher violentata dallo zio. La star di Desperate Housewives, la serie tv nota come Casalinghe Disperate in italiano, aveva già raccontato questa sua bruttissima esperienza a Vanity Fair qualche anno fa, ma è tornata a ripeterla in un discorso alle Nazioni Unite a New York tenuto per Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, lo scorso 25 novembre. Obiettivo, far capire alle donne che non devono rimanere in silenzio ma denunciare le violenze per evitare che altre donne possano diventare vittime.
Teri Hatcher è stata violentata dallo zio: Richard Hayes Stone, marito della sorella della madre della star, l’ha costretta a subire violenze sessuali quando aveva sette anni, ma la star delle Casalinghe Disperate ha trovato il coraggio di denunciarlo solo venti anni dopo, non tanto perché la famiglia nel frattempo aveva rotto i rapporti, ma perché una ragazzina si era sparata un colpo di pistola alla testa (ed era morta) proprio per essere stata violentata da quell’uomo.
“Quando avevo sette anni ho subito un abuso sessuale da parte di mio zio. Credevo che fosse colpa mia e mi vergognavo per quello che era accaduto perciò non lo dissi a nessuno e rimasi in silenzio“, ha detto la Hatcher all’Onu. In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, la star di Desperate Housewives ha spiegato di averne parlato con i genitori, che però erano confusi e paralizzati dalla rabbia, e poi di non aver fatto niente per vent’anni.
“La mia storia accende i fari su una statistica triste, è una storia sui pericoli del silenzio“, ha aggiunto l’attrice, ricordando – come già fatto a Vanity Fair – di aver trovato il coraggio solo dopo venti anni. Nel 2002 Hatcher lesse la storia di una ragazza della sua città di appena 11 anni che si era suicidata, lasciando un biglietto in cui accusava lo zio dell’attrice di averla molestata per anni.
Hatcher ha quindi chiamato la polizia, una detestimonianza definita dagli investigatori determinante per incriminare lo zio, dato che il biglietto lasciato da Sarah, questo il nome della ragazzina, da solo, non era sufficiente. L’uomo, che oggi è morto, era stato così condannato a venti anni di galera.
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