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Categories: Cronaca

Statua della Madonna fa l’inchino al boss: è polemica fra Chiesa e istituzioni

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Statua della Madonna che fa l’inchino al boss: dopo il caso di Oppido Mamertina, sarebbe accaduto di nuovo, durante una processione a San Procopio e a Scido. La statua della Madonna a San Procopio, in genere, durante la processione, si ferma davanti alla casa delle persone anziane o malate, e uno dei componenti della famiglia che vi abita esce e offre un obolo. Secondo quanto riportato dal Quotidiano della Calabria, la Statua della Madonna con tutto il corteo si è fermata davanti all’abitazione del detenuto Nicola Alvaro. Qui, la moglie di Alvaro – ritenuto dagli investigatori un elemento di spicco dell’omonima cosca – è uscita dalla casa offrendo un obolo. “Tutto si è svolto serenamente, senza ‘inchini’ né ‘soste’ ad omaggio di chicchessia“, ha detto il sindaco di San Procopio Eduardo Lamberti Castronuovo in una lettera inviata, tra gli altri, al Prefetto, al comandante provinciale dei carabinieri, al Questore ed ai vescovi di Oppido e Reggio Calabria in merito alla processione svoltasi nel suo paese l’8 luglio scorso. Anche per questo caso, come per quello di Oppido, è stata aperta una inchiesta anche se al momento non vi sono indagati iscritti nel registro delle notizie di reato.

Chi è Nicola Alvaro

Nicola Alvaro ha 70 anni ed è detenuto da anni per danneggiamento ed estorsione aggravate dalle modalità mafiose. Era stato arrestato il 5 ottobre del 1982 quale autore materiale dell’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, di sua moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente di scorta, Domenico Russo, sulla base della testimonianza di Giuseppe Spinoni che aveva detto di avere assistito al delitto. Alvaro fu scarcerato il 16 dicembre successivo, dopo che le indagini accertarono la falsità delle dichiarazioni del “superteste”, che il giorno del triplice omicidio non era a Palermo.
(aggiornamento del 12 luglio 2014 di Kati Irrente)

La processione di Oppido Mamertina

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La processione, ad Oppido Mamertina, della Madonna delle Grazie, avvenuta il 2 luglio, sta scatenando diverse polemiche per un gesto che sarebbe avvenuto nel corso del corteo religioso. L’evento è molto sentito da tantissime persone nella frazione Tresilico. Durante il corteo, la statua della Madonna è stata fatta fermare dai portatori davanti alla casa del boss del paese, nell’incrocio tra Corso Aspromonte e via Ugo Foscolo. Dopo mezzo minuto di pausa, c’è stato un vero e proprio inchino dell’immagine sacra davanti alla casa del capo clan e poi la processione è ripartita.

Il gesto ha suscitato fin da subito l’indignazione del maresciallo Andrea Marino, che ha invitato i suoi uomini ad allontanarsi dal corteo religioso al quale erano presenti. Un gesto effettuato per dimostrare la presa di posizione e la distanza rispetto a quanto accaduto. Il boss in questione è Giuseppe Mazzagatti, di 82 anni, già condannato all’ergastolo per omicidio e associazione a delinquere, che si trova ai domiciliari per motivi di salute.

Diverse polemiche ha suscitato anche un’aggressione da parte di alcuni fedeli della chiesa della Madonna delle Grazie ad un giornalista del Fatto Quotidiano. Il sacerdote, don Benedetto Rustico, non avrebbe gradito la presenza delle telecamere dopo quanto è avvenuto e avrebbe pronunciato dal pulpito queste parole: “Vi invito a prendere a schiaffi il giornalista che è in fondo alla chiesa”. Il giornalista è stato aggredito e allontanato dal luogo sacro.

Il gesto dei carabinieri

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I carabinieri, dopo l’episodio dell’inchino, hanno iniziato un’indagine, per capire chi siano stati i responsabili del gesto e chi avrebbe dato loro l’ordine di inchinare la statua. Lorenzo Falferi, comandante provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria, ha commentato il fatto, spiegando che si tratta di un fenomeno diffuso nella zona. Ricostruendo il fatto, ha raccontato che il maresciallo Marino e i suoi uomini, “quando si sono accorti di quello che stava per accadere, si sono allontanati per poter documentare. Non hanno abbandonato il corteo”. Poi ha spiegato che si hanno fotografie e video di chi ha inchinato la statua e di chi ha ordinato di farlo.

In ogni caso, il maresciallo ha trovato inopportuno rimanere in piazza e gli esponenti del mondo politico hanno elogiato il suo comportamento. Marino ha ricevuto i ringraziamenti anche da parte di Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare Antimafia. Sarà l’Antimafia, adesso, a giudicare ciò che è successo, che secondo alcuni rappresenta una vera e propria sfida alle recenti parole del Papa, che a Rossano ha scomunicato pubblicamente i mafiosi davanti a 200.000 persone.

Il sindaco: “Facciamo così da anni”

Domenico Giannetta, sindaco di Oppido Mamertina, ha messo a punto un comunicato stampa per spiegare quanto è successo. Il primo cittadino si è detto indignato e colpito nel profilo personale e istituzionale. Ha spiegato che, come da tradizione, la vara si è fermata all’incrocio ed è stata girata in direzione opposta al senso di marcia del corteo. Giannetta ha detto di condannare il gesto, “se l’obiettivo era rendere omaggio al boss, perché ogni cittadino deve essere riverente alla Madonna e non si debba verificare al contrario che per volontà di poche persone che trasportano in processione l’effigie, venga dissacrata l’onnipotenza divina, verso cui nessun uomo può osare gesto di sfida”.

Il sindaco ha spiegato che nel dubbio, i componenti dell’amministrazione comunale sono rimasti nel corteo, anche per non creare disagi alla popolazione. In ogni caso il primo cittadino ha fatto presente di essersi recato, dopo la processione, da uno dei sacerdoti, per chiedere delucidazioni. Gli sarebbe, quindi, stato spiegato che si tratta di una ritualità che avviene da più di 30 anni.

Alfano: “Deplorevoli e ributtanti rituali”

Sull’accaduto è intervenuto anche il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che ha definito l’omaggio al boss come uno dei “deplorevoli e ributtanti rituali cerimoniosi”. Alfano si è complimentato con i carabinieri che si sono allontanati dal corteo: “Esemplare il comportamento dei carabinieri che si sono allontanati, mentre altri compivano quel gravissimo gesto, per mantenere pulita la loro divisa e integro l’alto valore delle istituzioni che rappresentano. Per questo motivo, mi sono complimentato con il comandante Leonardo Gallitelli. Confido che anche altri prendano presto le distanze da atti incommentabili”.

Gianluca Rini

Gianluca Rini è stato collaboratore di Nanopress, Tanta Salute e Pourfemme dal 2014 al 2017, occupandosi principalmente di tematiche relative alla salute, l'ambiente, il benessere.

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