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Categories: Economia

Statali, in arrivo una tantum da quasi 600 euro dopo la firma dei contratti

Una buona notizia per gli statali arriva dalle pagine del Sole 24 Ore. Secondo il quotidiano il governo avrebbe pronta una tantum da 581 euro da versare con il primo stipendio utile dopo la firma dei contratti, come compensazione per il blocco dei contratti e degli stipendi, fermi dal 2010. Come fa notare il Sole, “l’arretrato non compensa i lunghi anni di stop alla contrattazione”, anche perché “la sentenza della Corte costituzionale, che a luglio 2015 ha imposto di riattivare i rinnovi, ha considerato legittimo il blocco imposto fin lì ai dipendenti pubblici”. Il versamento del bonus sarebbe possibile grazie ai fondi che si sono accumulati nel 2016 per le nuove intese, in attesa della riforma dei comparti e del pubblico impiego. Sindacati e governo sono ora al lavoro per firmare prima di Natale, accelerando il percorso alla Corte dei Conti per garantire il versamento già con lo stipendio di gennaio.

I fondi, come ricostruito dal quotidiano, partono dalla sentenza della Corte con una prima manovra del governo Renzi da 300 milioni di euro per la Pubblica Amministrazione centrale (ministeri, enti pubblici nazionali, agenzie fiscali ) che “si traducono in circa 9 euro lordi al mese”, a cui si sono aggiunti quelli di sanità, regioni, enti locali e università.

La cifra di 581 per gli statali si è calcolata a partire dai 9 euro per le 26 mensilità del 2016 e del 2017 (13 + 13), a cui, ricorda il Sole, “si sono aggiunti i 900 milioni di euro messi a disposizione dalla scorsa legge di bilancio”, il che significa che “per ogni mensilità di quest’anno, quindi gli 8,9 euro targati 2016 si accompagnano ai 26,8 finanziati con i nuovi fondi, per un totale che si ferma poco sotto i 36 euro. Il riassunto porta quindi a un arretrato medio da 581 euro e qualche centesimo”.

La una tantum, specifica ancora il quotidiano, sarà media, e sarà applicata secondo lo schema della “piramide rovesciata”, dando cioè precedenza ai redditi più bassi: i costi totali dovrebbero essere intono ai cinque miliardi all’anno.

Lorena Cacace

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