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Spreco alimentare: serve cultura di recupero e valorizzazione del cibo

Nell’ambito dell’evento ‘Primo: Non Sprecare – Alimentare il valore del cibo’ nella cornice della ‘Piazza della Salute’, abbiamo assistito a una vera e propria ‘lezione’ di educazione e prevenzione allo spreco alimentare e una dimostrazione di buone pratiche. L’appuntamento, promosso dall’Enpam insieme al Municipio Roma I Centro e alle Acli di Roma e Provincia, rientra nelle manifestazioni ufficiali della VI Giornata Nazionale di Prevenzione allo Spreco Alimentare promossa dalla campagna Spreco Zero e dal progetto 60 Sei Zero del ministero dell’Ambiente e Università di Bologna – Distal.

Educazione al recupero

La giornata si è aperta con una ‘lezione’ di educazione e prevenzione allo spreco alimentare rivolta ai giovanissimi alunni di una prima media dell’IC Daniele Manin di Roma. Ad illustrare l’importanza di una corretta alimentazione e gestione del cibo Alberto Oliveti, presidente della Fondazione Enpam, Andrea Segrè, presidente di Last Minute Market, Luca Falasconi, coordinatore della Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare e Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma e Provincia.

A seguire c’è stata la dimostrazione di un gruppo di studenti dell’Istituto Alberghiero Gioberti di Roma, impegnati nella preparazione e presentazione di piatti realizzati con cibo di recupero dalle eccedenze e dai prodotti a ridosso di scadenza.

“E’ un paradosso che la frutta e la verdura, che sono in testa alla classifica degli sprechi, risultino essere anche il cibo che manca ai nostri figli che più che in altri Paesi europei risultano affetti da sovrappeso o obesità – sottolinea Oliveti – Credo che la risposta sia di tipo culturale: è vero che siamo quello che mangiamo ma è vero anche che mangiamo per quello che percepiamo e per quello che è il livello di cultura. Una cultura contro lo spreco credo sia una cultura per il buon vivere”.

Il valore del cibo va insegnato a scuola

Secondo Segrè, l’educazione alimentare è fondamentale per prevenire gli sprechi alimentari. “Siamo convinti – dice – ancora di più che l’educazione alimentare debba rientrare nei programmi scolastici a partire dalle elementari: soltanto con la consapevolezza, con la responsabilità, con il sapere che il cibo ha valore, non si spreca”. E gli italiani sono d’accordo: stando ai dati dell’ultimo rapporto Waste Watcher di Last Minute Market/Swg, più di 7 italiani su 10 ritengono l’educazione alimentare utile nel contrasto al food waste.

“Una delle cause più importanti che sta alla base dello spreco alimentare domestico è proprio la ‘mala-educazione’ o la non conoscenza del cibo, da dove viene, chi lo produce, quali sono le risorse che vengono impiegate – continua Falasconi – Questo porta spesso a non dare il giusto valore, non solo economico, al cibo stesso. Quindi riportare l’educazione all’interno delle famiglie e soprattutto nelle scuole crediamo sia la chiave di volta per ridurre lo spreco domestico”.

In collaborazione con AdnKronos

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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