Una sposa è stata ripudiata dopo il test della verginità e, per la vergogna, si è suicidata. È successo in Tagikistan, ma l’usanza di effettuare questo tipo di test, per verificare che la donna giunga alle nozze davvero illibata, è un’usanza comune in molti paesi musulmani.
Nel caso di Rajabbi Khurshed, 18 anni, l’usanza è finita in tragedia. La ragazza si è sposata con un uomo, scelto dalla famiglia, nel classico matrimonio combinato. La sera, come vuole tradizione, si è concessa al marito che però l’ha rifiutata. Non si fidava di lei e pensava che non fosse vergine, come assicurato.
E così le ha imposto il test di verginità.
Nonostante anche questo avesse dimostrato l’illibatezza della moglie, lui non si è fidato ancora e l’ha ripudiata, pretendendo un’altra moglie.
Lei, per la vergogna e per l’umiliazione, si è suicidata bevendo del veleno.
La famiglia di Rajabbi, come riporta il Daily Mail, oltre a rivendicare la verginità della figlia (e l’onore) ha deciso di chiedere giustizia, mandando a processo il marito per istigazione al suicidio.
Prevenire i suicidi è possibile. Anche se difficile per chi ha pensieri suicidi o chi vive accanto a persone a rischio, l’aiuto di personale esperto e operatori specializzati può fare la differenza: a volte basta chiedere aiuto per ricominciare a vivere.
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