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Social Media come la tv: lo smartphone è il ‘telecomando’ per fare zapping in Rete

La tecnologia cambia gli stili di vita e con l’arrivo di Internet, del web, e soprattutto dei social network, il tempo trascorso con lo smartphone in mano è aumentato un po’ per tutti. Se un tempo era la tv a dominare come media nelle case, a portare notizie, informazioni e intrattenimento al pubblico, oggi sono i nuovi device a essere sempre più usati: spazio ai tablet, ai phablet, agli smartphone sempre più performativi che ci permettono di guardare la televisione direttamente sui social o sui siti, in pratica senza tv. Sia aziende che ‘privati’ hanno capito l’importanza di una strategia video che sia presente sui social network, dove, in effetti, gli utenti saltano da una notizia all’altra, da una storia all’altra come una sorta di zapping 2.0.

Con i social network lo smartphone è da considerarsi come il nuovo telecomando con cui fare zapping. “Lo smartphone – racconta Andrea Albanese, social media marketing manager e digital communication advisor – è uno strumento evoluto di zapping: telecomando e tv portatile insieme”, gli utenti passano di storia in storia sui social, potenzialmente Snapchat rappresenta la TV del futuro, mentre anche le emittenti oggi sul mercato inventano tecniche di palinsesto più competitive o consentono agli spettatori di costruirsi un palinsesto del tutto personalizzato e on demand.

Addirittura, se Twitter riuscisse entro fine anno a fare dirette tv, l’esperto aggiunge: “questo sarebbe dirompente, se riescono in questa operazione può cambiare il futuro. Twitter è molto più libero, permette di seguire chiunque senza limitazioni di numero e va sul contenuto”, oltre a essere uno strumento che mette sempre più in contattato azienda e cliente.

Albanese, tra i protagonisti della Social media marketing day Italia a Milano ha parlato anche del social più usato al mondo: “Facebook sta fabbricando influencer sulla sola base del tempo che passano e dei like che fanno fare: se non hai nulla da fare diventi influencer”, spiega l’esperto sottolineando come “il like non è più sufficiente, chi critica e ha un linguaggio violento viene ‘escluso’, avere seguito e visibilità sui social è diventato molto più complesso e lo sarà ancora di più” in un magma di flusso di informazioni.

Sul fronte del modo in cui le aziende usano gli strumenti digitali, “c’è bisogno di persone che sanno e invece ci troviamo di fronte a un buco informativo, a università e master che preparano solo a livello teorico. Di fronte a una comunicazione globale, le aziende hanno bisogno di persone iperspecializzate”, ma anche di evitare il “rischio di fare grossi investimenti e sbagliare dove si investe: sono diversi anni che c’è Facebook e ci sono aziende che iniziano solo ora. Facebook è uno strumento da usare senza indugio da parte delle aziende”, ma da abbinare a strategie di marketing e comunicazione” senza dimenticare la customizzazione che giocherà per le aziende un ruolo sempre più importante, perché la parola d’ordine per il futuro dei contenuti è personalizzazione.

In collaborazione con AdnKronos

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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