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Scontri Barcellona: il referendum scatena una guerriglia urbana in Spagna

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Scontri a Barcellona e in tutta la Catalogna: è questa l’immagine più brutta che ci consegna il referendum in Catalogna sull’indipendenza. Nella giornata di domenica 1 ottobre, le forze dell’ordine, mandate dal governo centrale in tutti i comuni dove si votava, hanno usato la forza per impedire ai catalani di votare. La decisione di inviare Guardia Civil e Policía Nacional era già stata annunciata tempo prima, ma questo non ha impedito di scatenare scene da guerriglia urbana in Spagna. Le immagini delle manganellate contro i civili, che hanno provocato 844 feriti, hanno fatto il giro del mondo, provocando indignazione a ogni livello.

Come se non bastassero le immagini degli scontri a Barcellona arrivate nella giornata del voto, all’indomani arriva la denuncia della sindaca della città catalana, Ada Colau, di aggressioni sessuali da parte della polizia ai danni di donne, specie molto giovani. Intervenendo alla radio RAC1, la prima cittadina ha parlato di “diverse segnalazioni di aggressioni sessuali” di cui una sarebbe avvenuta a Barcellona durante le cariche della polizia.

Referendum Catalogna, scontri e violenze

[didascalia fornitore=”ansa”]Un’anziana ferita dalla Polizia a Barcellona [/didascalia]

Quello che rimarrà indelebile del referendum in Catalogna è la violenza della Polizia contro i civili durante il voto. Guardia Civil e Policía Nacional sono stati i protagonisti negativi della giornata del 1 ottobre, usando la forza per impedire il voto.

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Le scene degli scontri a Barcellona che sono rimbalzate sui social nel corso di tutta la giornata sono piuttosto chiare: votanti trascinati con la forza via dai seggi, civili presi a manganellate per le strade di Barcellona e non solo, proiettili di gomma (vietati in Catalogna dal 2014, come ricorda La Vanguardia) sparati contro i manifestanti e un numero altissimo di feriti (844 quelli accertati).

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La polizia si è scagliata anche contro i Vigili del Fuoco catalani che si erano interposti tra le forze dell’ordine e i votanti, finendo nel mezzo.

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L’immagine dell’anziana col volto coperto di sangue dopo l’intervento della polizia ai seggi ha fatto il giro del mondo, così come la testimonianza di Marta Torrecillas, recatasi a votare presso l’Institut Pau Claris nel quartiere del Eixample a Barcellona, a cui i poliziotti avrebbero rotto le dita della mano “una per una” e le avrebbero toccato il seno. Per quanto riguarda questo secondo caso però, col passare delle ore, è emersa la verità. Non c’è stata alcuna frattura inflitta con sadico piacere, Marta Torrecillas ha riportato solo una banale capsulite ad un dito.

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Scontri a Barcellona, Madrid difende la Polizia

Gli scontri a Barcellona e le violenze della Polizia in Catalogna sono stati condannati dal governo catalano ma non da quello centrale che anzi, all’indomani del voto, ha ribadito di essere nel giusto. Parlando ai microfoni di Antena 3, il ministro dell’Interno Juan Ignacio Zoido ha ribadito che la Polizia è stata mandata in Catalogna “su richiesta dell’autorità giudiziaria”, aggiungendo però che non gli ha fatto piacere vedere certe “immagini e situazioni”.

Ciò non toglie che il governo centrale ha deciso di mantenere gli oltre 10mila agenti della Polizia Nazionale e della Guardia Civile in Catalogna “fintanto che la loro presenza sarà necessaria”.

Questo perché, ha concluso il ministro, le forze dell’ordine nazionali sono state inviate a supporto dei Mossos d’Esquadra, la polizia catalana che non solo non ha impedito il voto, ma si è schierata a difesa dei civili.

Lorena Cacace

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