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Categories: Cultura

Sciopero a Pompei, cosa è successo e perché i dipendenti protestano

Ennesimo sciopero a sorpresa a Pompei ed ennesima giornata nera per il turismo e per l’Italia. Nel famoso sito archeologico, una riunione sindacale a sorpresa ha provocato la chiusura dei cancelli, riaperti solo a metà mattina direttamente dal soprintendente degli scavi, Massimo Osanna: nel frattempo, oltre duemila turisti sono rimasti fuori, in coda e sotto il sole. Senza personale, i cancelli sono rimasti chiusi per un’ora e mezza: sconcerto e rabbia per i turisti che non sapevano neanche il motivo di questa chiusura improvvisa, mentre le autorità si sono scagliate contro i sindacati.

In un momento delicato per l’economia italiana, trainata anche dal turismo, gli scioperi hanno causato un danno non da poco. In particolare, la situazione degli scavi di Pompei rischia di aggravarsi dopo lo sciopero improvviso che, secondo il ministro della Cultura Dario Franceschini, ha provocato “un danno incalcolabile”.

Lo sciopero a Pompei

foto da Twitter

La mattinata di venerdì è iniziata nel peggiore dei modi per i migliaia di turisti che, da soli o con i tour operator, sono arrivati davanti ai cancelli degli scavi. I dipendenti hanno infatti partecipato a una riunione sindacale a sorpresa, indetta da Fp Cisl, Filp e Unsa, nonostante il giorno prima avessero revocato una precedente assemblea in previsione dello spettacolo di Roberto Bolle che si terrà nei prossimi giorni agli scavi. Così, alle 9.30, i cancelli degli scavi erano chiusi per mancanza di personale, senza che nessuno fosse stato avvisato. A quel punto, il soprintendente Osanna ha chiamato gli archeologi e gli addetti alla segretaria tecnica del Grande Progetto Pompei, oltre al personale Ales, organizzando un piano di emergenza all’ultimo momento. I cancelli sono stati riaperti dopo un’ora e mezza, mentre oltre duemila persone hanno atteso in coda.

Disagi, momenti di nervosismo e tensione che hanno rovinato la giornata ai turisti e che hanno dato l’ennesima immagine di un Paese disastrato. Per il soprintendente, la riunione sindacale a sorpresa è stata “un colpo basso e un comportamento irrispettoso nei confronti di centinaia di turisti non responsabili ed estranei a vicende interne all’amministrazione, giunti a Pompei per ammirare un patrimonio mondiale unico che l’Italia ha la grande fortuna di possedere”.

Duro anche il ministro Franceschini che ha parlato di “danno incalcolabile” per Pompei e per il Paese, e che ora rischia di “vanificare quei risultati straordinari raggiunti nell’ultimo anno che hanno rilanciato Pompei nel mondo”. Le autorità contestano il metodo della protesta, la scelta cioè di indire una riunione sindacale a sorpresa, nel pieno della stagione turistica, in modo da bloccare l’accesso al sito. “Non è possibile organizzare assemblee a sorpresa per impedire che il sito resti aperto con personale in sostituzione, con il risultato di lasciare centinaia di turisti in fila sotto il sole. Chi fa così fa del male ai sindacati, ai diritti dei lavoratori e soprattutto fa del male al proprio paese”, ha concluso il ministro.

I motivi dello sciopero
Al centro delle proteste, ormai trasformate in un braccio di ferro tra dipendenti, ministero e soprintendenza, la “carenza di personale” lamentata dai sindacati e i contratti per le aperture straordinarie notturne affidate alla Scabec, società inhouse della Regione Campania. Si protesta anche per le “retribuzioni accessorie”, premi di produzione di 200-300 euro al mese, che dovevano essere riconosciuti ai vigilanti pubblici, come ha ricordato all’Espresso il sindacalista Domenico Blasi dell’Usb. Al momento, la strategia dei sindacati sembra cambiata. Dopo l’ennesima figuraccia, avrebbero deciso di “lavorare di sera a costi inferiori e terranno aperte anche più domus di quelle assicurate dalla Scabec”, ha spiegato Antonio Pepe della Cisl. “La nostra sarà una ‘protesta al contrario’”.

I precedenti
Non è la prima volta che gli scavi di Pompei sono al centro di scandali, ritardi e disservizi. A giugno 2013 un’altra assemblea sindacale a sorpresa portò alla chiusura dei cancelli, lasciando fuori migliaia di turisti. Stessa cosa accadde nel 2014, a novembre, quando le giornate di sciopero e assemblee, furono due, provocando code e disagi per due giorni di fila alle migliaia di persone che attesero pazientemente di entrare per ore. Senza contare gli episodi di degrado, corruzione e cattiva gestione che si sono registrati negli anni precedenti e che hanno portato Pompei a un soffio dal baratro, con l’Unesco pronto a far uscire gli scavi dalla lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Lorena Cacace

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