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Referendum costituzionale, la funzione legislativa paritaria

La riforma costituzionale cambia il bicameralismo parlamentare italiano, dando la facoltà di legiferare per lo più alla Camera dei deputati. Ci sono però delle eccezioni, materie cioè in cui è richiesto anche il voto al nuovo Senato, diventato la Camera delle rappresentanze locali. Questo vuol dire che rimangono ambiti legislativi che avranno lo stesso iter che oggi hanno tutte le leggi, cioè quello del doppio voto, alla Camera e al Senato. Volendo semplificare, le leggi che riguardano le autonomi locali prevedono la votazione anche con la nuova assemblea di Palazzo Madama, così come quelle relative alla Costituzione e che regolano la vita del Senato.

Il primo ambito in cui è richiesto il doppio voto Camera-Senato anche nella riforma Boschi riguarda proprio la Carta costituzionale, cioè le leggi di revisione e altre leggi costituzionali. Se dovesse passare il ddl Boschi, per cambiarlo sarebbe necessario seguire lo stesso iter che il ddl ha fatto per essere approvato. Stesso procedimento per le leggi in materia di referendum: anche qui è garantito il doppio passaggio.

Le altre materie in cui il Senato è chiamato a votare riguardano le attività proprie della stessa assemblea, cioè i temi delle realtà locali. Tutela delle minoranze linguistiche (garantite dalla Costituzione), ordinamento, funzioni e leggi dei comuni e delle città metropolitane, maggiore autonomia alle Regioni e leggi che regolano il Senato, sono tutti ambiti in cui la riforma prevede il ritorno al doppio voto. La funzione paritaria viene confermata anche per le ratifiche dei trattati internazionali così come sul potere di istituire commissioni d’inchiesta ma solo sulle autonomie territoriali.

LE RAGIONI DEL SI’
Chi sostiene le ragioni della riforma, sottolinea che il doppio voto viene garantito per le materie che riguardano la vita della repubblica, come lo sono tute le leggi costituzionali, evitando che siano solo i deputati a votare a riguardo. Il doppio voto chiarisce il vero ruolo del nuovo Senato come rappresentanza degli enti locali, dando piena attuazione del disegno originario dei padri costituenti.

LE RAGIONI DEL NO
Chi invece è contrario al ddl Boschi fa notare che la semplificazione tanto decantata non è reale visto che sulle materie più importanti il Senato è comunque chiamato a votare. Quello che viene evidenziato è invece una confusione in tema di attribuzione che potrebbe sfociare in contenziosi ancora più lunghi di quelli attuali tra Stato e Regioni.

Lorena Cacace

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