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Categories: Spettacoli

Raoul Bova rinviato a giudizio per frode al fisco: evasi 680mila euro

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In seguito alla indagini disposte dalla procura, Raoul Bova è stato rinviato a giudizio per frode al fisco, insieme alla sorella Daniela Bova e all’ex moglie Chiara Giordano. I tre avrebbero complottato al fine di evadere le tasse nei cinque anni tra il 2005 e il 2010, arrivando a nascondere ben 680mila euro. Nel corso degli accertamenti i soldi hanno maturato degli interessi, facendo lievitare il debito di Raoul Bova a circa un milione di euro, che si aggiunge alle possibili sanzioni penali previste, dai 18 mesi ai 6 anni. Grazie ai presunti sgravi fiscali invocati da Bova e la sorella, i due hanno potuto avvalersi dell’aliquota iva più vantaggiosa per la loro società, la Sammarco srl, perpetrando così la truffa smascherata circa un anno fa.

L’avvocato di Raoul Bova, Giuseppe Rossodivita, si dichiara sorpreso del rinvio: ‘Sono stupefatto del rinvio a giudizio del mio assistito dopo che la Cassazione e il Tribunale del riesame hanno sostenuto l’insussistenza dei reati‘. La documentazione portata da Bova e dal suo legale non sembrano ancora sufficienti per ripulire la reputazione dell’attore e della sua famiglia. L’indagine continua, ma per Raoul Bova è stata segnata la prima bruciante sconfitta.

Raoul Bova nei guai con il fisco

Raoul Bova si trova nei guai per evasione fiscale. E’ questa, infatti, l’accusa che gli è stata mossa e per la quale la Procura è in procinto di notificare l’avviso di conclusione delle indagini. Sarebbe in questo caso l’inizio della richiesta di rinvio a giudizio. Il famoso attore è indagato insieme alla sorella Daniela e all’ex moglie Chiara Giordano. A Raoul Bova sono stati sequestrati 90.000 euro, che è la quota che il noto personaggio del mondo dello spettacolo deve al Fisco.

A quanto pare, nonostante sia stata presentata una documentazione apposita, fra il 2005 e il 2010, i tre avrebbero versato 680.000 euro meno rispetto al dovuto, facendo comparire un passivo dei conti aziendali, che invece in realtà non sussisterebbe. L’obiettivo sarebbe stato quello di evadere il pagamento delle imposte. Tra l’altro, secondo quanto è stato riscontrato dal giudice, non risulterebbe nemmeno la cessione dei diritti cinematografici. Nelle fatture e nelle ricevute non è stato trovato nessun riferimento specifico, che possa consentire di riferire le prestazioni fornite a creazioni di ingegno e quindi alla cessione dei diritti. Già precedentemente Raoul Bova, su cui ricorre il pettegolezzo di un figlio insieme a Rocio Munoz Morales, era stato soggetto ad un sequestro, riguardo al quale aveva detto che si tratterebbe di un accanimento nei suoi confronti.

Giorgio Rini

Giorgio Rini è stato collaboratore di Nanopress dal 2014 al 2017, occupandosi principalmente di politica, cronaca e spettacoli.

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