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RAI, condanna del tribunale: ‘Su Semprini condotta antisindacale’

RAI è stata condannata dal Tribunale del Lavoro di Roma per ‘comportamento antisindacale’, in merito all’assunzione del giornalista Gianluca Semprini, un passato a Sky e ora nuovo conduttore di Politics – Tutto è politica, l’inedito talk show in onda il martedì sera su RAI 3, rete ora guidata dalla neo direttrice Daria Bignardi. La decisione del tribunale giunge dopo le denunce presentate da Usigrai e Fnsi, ma la RAI fa sapere già da ora che presenterà ricorso.

Secondo quanto si apprende, la condanna del Tribunale di Roma – sezione lavoro, in riferimento all’assunzione di Gianluca Semprini in RAI, sarebbe dovuta al mancato rispetto dell’art.6 (poteri del direttore) e dell’art.34 (poteri del Cdr) del contratto nazionale di lavoro. In sostanza mancherebbe la proposta del direttore di Rai News Antonio Di Bella e di conseguenza non sarebbero corrette le comunicazioni al cdr.

Letta la condanna del Tribunale del lavoro di Roma, RAI fa sapere, tramite una nota ufficiale diramata, che valuta di presentare ricorso alla decisione ora emersa a proposito delle modalità usate nell’assumere il giornalista Gianluca Semprini. Infatti, in un comunicato stampa diffuso dalla TV di Stato si legge:

RAI, STOP A STIPENDI D’ORO

‘RAI precisa che, come riportato nelle motivazioni del giudice, il ricorso alla deroga riguardo la normale procedura selettiva per l’assunzione del giornalista è stato legittimo e dunque ‘alcuna censura può muoversi alla RAI in ordine alla scelta di non promuovere un job posting per il ruolo di conduttore televisivo’.

Soddisfatte, invece, le associazioni FNSI, USIGRAI e Associazione Stampa Romana che, in una nota, fanno così sapere: ‘Dopo la delibera dell’Anac, è un’altra prova che le denunce dell’Usigrai, insieme alla Fnsi, per una reiterata violazione delle regole fossero fondate.

È ormai chiaro – aggiungono nel comunicato – che chi parlava di innovazione e cambiamento in realtà sta agendo solo con la presunzione di poter violare le regole.

La decisione del giudice terzo – conclude la nota – riafferma il principio per il quale la Rai deve muoversi in un contesto di regole scritte insieme, nel corso degli anni, tra azienda e sindacato. Ancora una volta ci chiediamo perché debbano essere i cittadini a pagare il conto di questi danni alla Rai Servizio Pubblico’.

Raffaele Di Santo

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