La Corte di Brescia ha rigettato la richiesta della difesa di Silvia Panzeri, i quali sostengono che i 200mila euro congelati sarebbero “compensi”.
Il provvedimento di sequestro nei confronti di Silvia Panzeri sarebbe “viziato” secondo i legali della figlia di Antonio Panzeri. La donna è rimasta coinvolta nell’indagine rinominata Qatargate, ma al momento i suoi avvocati non sono riusciti a farle ottenere la libertà, o l’obbligo di firma, dopo gli arresti domiciliari.
La Corte d’Appello di Brescia ha respinto le richieste degli avvocati di Silvia Panzeri, che rimane dunque agli arresti domiciliari. La figlia di Antonio Panzeri era stata accusata di essere coinvolta nel giro di corruzione legato all’Europarlamento e ai Paesi del Golfo persico – indagini note con il nome Qatargate.
Durante le prime fasi di arresti, insieme alla madre, era finita agli arresti domiciliari e per lei era arrivato anche il congelamento di una grande somma di denaro.
Gli avvocati difensori le scorse settimane avevano avanzato la richiesta di rimessa in libertà della donna, chiedendo anche ai giudici di concederle l’obbligo di firma (per esercitare la sua professione di avvocato). Ma i legali Angelo De Riso e Nicola Colli hanno visto respinte le loro richieste.
I giudici di Brescia hanno ritenuto che gli arresti domiciliari disposti dai colleghi che avevano emanato il mandato di arresto europeo siano ancora la soluzione più giusta. Si attende inoltre un’altra decisione da parte dei giudici, che si esprimeranno a breve sulla possibile consegna di Silvia Panzeri in Belgio; dove al momento è detenuto il padre ex eurodeputato.
Ma un altro punto trattato dai legali alla Corte d’Appello di Brescia è stato il congelamento dei conti della donna. A Silvia Panzeri erano stati congelati 200mila euro, secondo quanto richiesto preventivamente dalla magistratura di Bruxelles. Secondo i difensori, per quanto riguarda il sequestro disposto dal gip di Bergamo, il denaro sarebbe stato il frutto della sua attività professionale.
Angelo De Riso e Nicola Colli hanno parlato di “vizi” nel provvedimento, e che discuteranno della vicenda al Tribunale di Bergamo del riesame.
Anche al padre Antonio Panzeri, l’ultima settimana di dicembre, era stata negata stavolta dalla Corte d’Appello di Bruxelles la decisione – di prima istanza – di concessione del braccialetto elettronico, ed è stata prolungata la custodia cautelare. Panzeri si trova infatti ancora detenuto in Belgio. La sua udienza, per sua scelta inoltre, è stata sposta al 17 gennaio e si terrà a porte chiuse – lo ha comunicato la procura federale.
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