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Pubblicità aggressiva? Il segreto è difendersi con l’informazione

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”Il consumatore dovrà essere più informato. E’ così che si può resistere alle lusinghe degli spot. Prima eravamo abituati agli spot della televisione, oggi ci sono i banner su internet, ma il futuro è fatto di neuro-marketing e quindi di sollecitazioni sempre più invasive. Avere una cultura di base ci aiuta a capire cosa scegliere quando si fa la spesa o quando acquistiamo beni o servizi”, è quanto ha sostenuto Massimiliano Dona, Presidente UNC ’Unione Nazionale Consumatori’ nell’ambito dell’evento “Cose da non credere” che si è tenuto al Museo Maxxi di Roma, appuntamento dedicato alla consapevolezza dei consumatori, il cui tema di quest’anno è stato la nuova pubblicità.

”La nuova pubblicità è il tema dell’anno. E’ un momento di grande cambiamento. La convergenza tra televisione e internet cambierà radicalmente il modo in cui tutti noi riceviamo le sollecitazioni della pubblicità. Quindi dobbiamo conoscere questi cambiamenti e dobbiamo essere un po’ gelosi dei nostri dati, non consegnarli troppo liberamente per rimanere padroni delle nostre scelte. Dobbiamo far maturare il nostro spirito critico e continuare a consumare felicemente, ma in modo più consapevole”, ha sottolinea Dona.

Federico Luperi, manager innovation e new media del gruppo Gmc Adnkronos, ha invece evidenziato che: “Tecnologia e digitale stanno cambiando lo strumento, anche se l’obiettivo resta lo stesso, cercare di convincere l’utente e il cliente a consumare o acquistare un prodotto o un servizio. La tecnologia aiuta a raggiungere meglio e con maggiore profilazione il target che la marca vuole ‘aggredire’. Questa ‘aggressione’ può essere subdola, sotto mentite spoglie in forme e in luoghi geografici diversi. Ci raggiunge dentro la nostra posta elettronica, sul cellulare e allora dobbiamo sviluppare degli anticorpi: dobbiamo conoscere queste tecnologie, in modo da ristabilire il giusto livello di distanza tra noi e il messaggio commerciale”.

Giuliano Noci, prorettore Politecnico di Milano, ha infine precisato che la pubblicità non è in sé negativa: ”La pubblicità oggi ci raggiunge ovunque e in modo sempre più personalizzato, però non dobbiamo demonizzarla. Anche il tema dei dati può trasformarsi in una opportunità anche per il consumatore: se esiste un principio di reciprocità, ovvero quello che l’azienda veicola al consumatore gli è utile, allora la pubblicità funziona. Le imprese, però, devono essere trasparenti, quando c’è un banner deve essere esplicitato se deriva da un’analisi di click nel website da parte dell’utente oppure proviene da dati di terza parte. Ci sono molte indagini che sottolineano che a fronte di reciprocità e trasparenza, il consumatore è ben disposto a ricevere una pubblicità che gli sia utile”.

In collaborazione con AdnKronos

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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