Esiste una sostanza in grado di proteggere i pesci dai raggi ultravioletti del Sole: la novità è che alcuni ricercatori dell’università dell’Oregon hanno trovato il modo di sintetizzare e produrre in laboratorio, a partire del lievito, il gradusol, questo il nome con cui è stata ribattezzata la molecola, è che potrebbe fungere da base per la produzione di nuove creme protettive. Da diversi anni ormai gli esperti ci informano sulla pericolosità dell’esposizione ai raggi solari, poiché a causa dell’inquinamento il Sole è diventato più nocivo per la nostra pelle: chissà che la salvezza non passi proprio da questa sostanza che diversi animali producono naturalmente.
Individuato per la prima volta nelle uova di merluzzo, il gradusol è stato successivamente osservato sia in altre specie ittiche, come la trota iridea e il pesce zebra, che in altri animali quali rettili, anfibi e uccelli, dal pollo all’alligatore alla tartaruga. Insomma tante specie animali posseggono questo scudo naturale contro i raggi ultravioletti, ma non l’uomo e gli altri mammiferi, indifesi contro l’aggressività del nostro astro, complice il buco dell’ozono e l’indebolimento progressivo della nostra atmosfera nella sua funzione di barriera, che rendono i raggi solari sempre più pericolosi anche per le pelli meno sensibili. Secondo Taifo Mahmud, coordinatore dello studio americano, ‘la capacità di produrre gradusol ha chiaramente un qualche valore evolutivo, per essere presente in così tante specie. Sappiamo che fornisce una protezione dai raggi UVB, ma è probabile che svolga altre funzioni come antiossidante, nella risposta allo stess e nello sviluppo embrionale‘.
Dopo averlo osservato a lungo, gli sicenziati si sono messi all’opera per sintetizzare in laboratorio il gradusol partendo dal lievito, fabbricandolo in grandi volumi in modo da poterlo utilizzare per la creazione di protezioni solari, nell’ambito di quei prodotti cosmetici e farmaceutici che utilizziamo solitamente soprattutto in estate. ‘Il fatto che venga prodotto dagli animali lo rende sicuro da ingerire in pillole‘, osserva ancora Mahmud, che tuttavia frena sull’immediatezza dell’applicazione del gradusol artificiale a livello industriale: prima sarà necessario approfondire gli studi per comprendere come tale composto venga assorbito, distribuito e metabolizzato dal corpo umano. Solo dopo aver completato tutti i test di sicurezza sarà possibile commercializzare il gradusol: e allore anche le pelli più sensibili non avranno più remore di fonte alla prospettiva della tintarella estiva.
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