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Pilota giordano arso vivo dall’Isis: dubbi sulla veridicità del video

E stato Abu Ibrahim Raqqawi, un attivista con sede in Siria, a notare per primo alcune incongruenze presenti nel video dell’esecuzione del pilota giordano il quale, dopo essere stato fatto prigioniero, è stato arso vivo dai jihadisti dello Stato Islamico. Abu Ibrahim Raqqawi, attraverso Twitter, ha cominciato a lanciare i suoi dubbi, e in poco tempo le sue teorie hanno fatto il giro del web. In pratica i video rilasciati dai terroristi sembrano, talvolta, ritoccati secondo necessità.

Abu Ibrahim Raqqawi è un attivista di Raqqa che ha notato immediatamente alcuni dettagli non convincenti, che secondo lui devono fare riflettere. Nei filmati rilasciati dai terroristi sembrano presentare ritocchi che variano a secondo della necessità. Addirittura fonti Usa hanno ricordato che in questi ultimi mesi molti degli ostaggi sono stati sottoposti a finte esecuzioni, realizzate con molta probabilità per essere filmate e poi tagliate adeguatamente in sede di montaggio, con scopi che possono cambiare di volta in volta.

La foto in mano all’ostaggio giapponese

Le immagini, insomma, sarebbero ‘false’ e ricreate ad hoc all’occorrenza dai miliziani dell’Isis. Questo potrebbe spiegare, aggiunge la stessa fonte, perché in alcune situazioni i prigionieri non paiono tradire la minima emozione. Un esempio è dato da uno dei recenti messaggi dell’ostaggio giapponese Kenji Goto. L’uomo, che è stato poi ucciso, teneva in mano una foto del pilota giordano, e in quella si possono notare le sbarre di una gabbia. La scena sembra essere identica a quella apparsa nel video dell’esecuzione. Nell’immagine con Goto, la vittima ha solo la barba leggermente più lunga, ma potrebbe essere stata semplicemente ritoccata al computer. Un altro dato su cui riflettere è che le divise indossate dai jihadisti, soprattutto nei video di propaganda, ricordano quelle americane: secondo gli esperti potrebbero averle comprate sul mercato nero.

La morte di Muadh al Kassasbe

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Un’altra incongruenza che ha portato alla nascita di nuovi dubbi riguarda la data di morte del pilota. Secondo Amman sarebbe stato ucciso prima di quando annunciato dall’Isis. Ovvero il 3 gennaio. Ecco il motivo per cui non sarebbero state fornite prove della sua esistenza in vita. Sempre Abu Ibrahim Raqqawi riportava, l’8 gennaio, la notizia che il militare era stato ucciso proprio quel giorno: ‘Un gruppo di membri dell’Isis a Raqqa sta parlando dell’esecuzione del pilota giordano, che è stato bruciato a morte‘. Un’informazione, precisava Raqqawi, che doveva però trovare delle conferme. Probabilmente l’uomo è stato fatto credere vivo, solo per proseguire con i ricatti ad Amman.

Il sondaggio sull’esecuzione

C’è da ricordare, infine, che a fine dicembre, l’Isis ha chiesto ai suoi seguaci, attraverso il web, quale dovesse essere in pratica la pena di morte per il pilota giordano preso prigioniero. In questa sorta di agghiacciante sondaggio, molti hanno proposto di usare il coltello, l’ascia, di seppellirlo vivo o di bruciarlo. Ed in effetti Muadh al Kassasbe è stato bruciato vivo, e poi seppellito nella terra con l’aiuto di un bulldozer.

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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