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Politica

Petrocelli fuori dalla Commissione Esteri, la replica: “Vendetta dei guerrafondai”

Vito Petrocelli non sarà più il Presidente della terza Commissione permanente del Senato, che si occupa di Affari Esteri ed Emigrazione. Ad annunciarlo la Presidente del Senato Elisabetta Casellati.

Vito Petrocelli _ NanoPress.it

Vito Petrocelli: “Contro di me una vendetta politica”

Sono giorni difficili, politicamente parlando, per Vito Petrocelli, senatore del M5S (o ancora no, lo spiegheremo più avanti), che è stato formalmente destituito dal suo incarico di Presidente della Commissione Esteri. Le motivazioni sono da ascrivere al fatto che, secondo i suoi detrattori, il Petrocelli sia un pericoloso filo-putiniano.

La querelle è nata il giorno che si doveva decidere se inviare le armi all’Ucraina, per aiutare quel popolo a resistere all’invasione da parte della Russia, o meno. Il voto a favore è stato quasi plebiscitario, ma Petrocelli è stato uno dei pochi che ha votato contro.

Dopo questa presa di posizione, che ha suscitato enormi polemiche, ben 20 senatori hanno dato le loro dimissioni dalla Commissione, proprio per esautorare Petrocelli. Il Movimento 5 Stelle, di cui il Senatore fa parte, ha dichiarato l’espulsione dello stesso dal partito, ma che ancora non è stata ratificata.

Queste sono state le prime parole di Petrocelli, dopo la decisione della Giunta di dichiarare decaduta la Commissione e, di procedere alla elezione di una nuova il prossimo 13 maggio: “Io la considero una vendetta politica per un senatore che legittimamente ha votato no all’invio delle armi in Ucraina”.

Il Senatore che simpatizza per Putin

Il Senatore, da sempre aveva posizioni critiche nei confronti della Nato, e vedeva di buon occhio le politiche dei Paesi non allineati. Per chi lo conosce abbastanza bene, sa che il nostro spesso andava in visita all’ambasciata russa,  e a volte aveva assunto posizioni filo-cinesi.

Il presidente russo Putin – NanoPress.it

Lui non si è mai nascosto, e non ha mai preso le distanze da queste posizioni. Ma, quando era stato eletto, nel 2018, Putin andava molto di moda tra tanti politici e addetti ai lavori, giornalisti compresi. Basti ricordare gli endorsement di Salvini nei confronti del dittatore russo. O l’amicizia dello stesso Putin con Berlusconi.

O la stima che avevano (e hanno) di lui un nutrito gruppo di filo-sovietici, che vedono nella figura dell’ex dirigente del KGB, un nuovo modello ideale di figura atta a restaurare, in qualche modo, i fasti della nazione sovietica, a partire da un poderoso antiamericanismo.

Ma, da quando è scoppiata la guerra e Putin ha invaso l’Ucraina, tutto è cambiato. Putin è diventato (e ha ragione, ma lo era anche prima) un dittatore sanguinario, che governa il suo Paese con il pugno di ferro, che fa uccidere i suoi detrattori o chi non la pensa come lui, e che invade  Paesi sovrani.

Questa è ora la linea del Governo italiano, suggellata, semmai ce ne fosse stato bisogno, dall’incontro di ieri tra Biden e Draghi. Tutti contro Putin quindi. E Petrocelli, che non ha modificato le sue posizioni, è stato sacrificato sull’altare dei rapporti diplomatici.

Paolo Battisti

Giornalista Pubblicista dal 2013. Amo la storia e mi occupo di politica estera

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