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Perché proibire l’uso di piatti e posate di plastica non farà bene all’ambiente

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Secondo una direttiva proposta dall’Unione Europea per contrastare l’inquinamento, entro pochi anni saranno proibiti piatti e posate di plastica: accettare questa proposta, però, potrebbe non portare a ridurre significativamente l’inquinamento marino, potrebbe non aiutare l’economia circolare, mentre potrebbe danneggiare l’industria italiana togliendo qualcosa alla vita di tutti i giorni di tanti consumatori.

Prima di tutto occorre verificare alcuni dati, per evitare inesattezze:

  • L’obiettivo della UE è la lotta all’inquinamento marino mondiale da plastica, che per il 90% risulta originato da 10 fiumi extraeuropei, anche tramite il bando ai piatti di plastica, che non figurano nemmeno tra “i primi 10 articoli trovati sulle spiagge” (Fonte: JRC-CE): che efficacia reale può avere il bando?
  • Non è vero che le stoviglie in plastica usate in Europa sono in buona parte di provenienza extraeuropea. Quasi il 50% delle stoviglie in plastica vendute in Europa sono made in Italy: metterle al bando danneggerebbe soprattutto l’industria italiana che assicura molti posti di lavoro.
  • Esistono davvero alternative efficaci? Prodotti monouso alternativi a quelli in plastica, in qualsiasi materiale siano, possono oggi risolvere il problema della dispersione nei mari? Non sarebbero comunque dispersi, poiché la maleducazione non è applicata solo alla plastica? Sono fatti per biodegradarsi nell’ambiente?
  • Poi occorre sapere alcune cose utili:

  • La quantità di plastica utilizzata per produrre posate e piatti incide per lo 0,6% circa (Stime Pro.mo su dati PlasticsEurope) sul totale della plastica utilizzata in Europa.
  • Pro.mo, che raggruppa i produttori di stoviglie monouso, ha promosso uno studio che dimostra come l’impatto ambientale dell’intero ciclo di vita delle stoviglie monouso in plastica – polipropilene e polistirene – risulti mediamente inferiore di quello delle stoviglie in bioplastica PLA (acido polilattico) e in polpa di cellulosa.
  • La plastica si ricicla con successo. Il riciclo delle materie plastiche, in particolare del packaging, ha raggiunto in Italia dimensioni e qualità allineate alla media europea, e la produzione nazionale di macchine e impianti per il riciclo della plastica costituisce un’eccellenza.
  • Come evitare l’inquinamento in maniera davvero efficace senza affossare il mercato tagliando posti di lavoro? La risposta c’è ed è vincente: riciclare.

    Piatti, posate e bicchieri in plastica sono totalmente riciclabili, e vanno inseriti in toto nel sistema di raccolta e riciclo degli imballaggi (oggi lo sono parzialmente), per controllarne i flussi, riciclarli nella più alta misura possibile e sottoporli al giusto contributo per il riciclo.

    I produttori lanciano la proposta: ”Siamo pronti a condividere con tutti gli attori della catena produttiva-distributiva l’impegno per elaborare e proporre progetti che portino al massimo possibile la percentuale di prodotto riciclato. Siamo pronti a promuovere e aumentare l’impiego di materiali provenienti da circuiti di riciclo senza che ciò infici la qualità dei prodotti e la sicurezza dei consumatori”.

    Le stoviglie monouso in plastica sono destinate soprattutto a utilizzi emergenziali o di massa, per ricorrenze ed eventi, oppure per consumi frugali o in movimento. Situazioni di consumo che riguardano la gente comune, che sarebbe altrimenti costretta a usare alternative che possono anche essere più costose. O meno funzionali. O più impattanti. Combattiamo lo spreco e puniamo la dispersione di rifiuti nell’ambiente, causa principale dell’inquinamento.

    Kati Irrente

    Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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