Per chi arriva in ritardo i minuti durano 77 secondi. Alla base, quindi, ci sarebbe una diversa percezione del tempo, perché i ritardatari, secondo una recente ricerca scientifica, avrebbero un orologio mentale diverso. Sul Wall Street Journal è stata pubblicata una sintesi di tutte le ricerche scientifiche fatte in questo campo. Gli individui sono stati divisi in due gruppi, quelli di tipo A, che sono precisi e puntuali, e quelli di tipo B, i ritardatari. Si è visto che i puntuali organizzano la loro vita come se un minuto durasse 58 secondi. I ritardatari, invece, organizzano le loro azioni come se un minuto durasse 77 secondi.
Chi arriva in ritardo non lo farebbe soltanto per un atteggiamento maleducato, per una mancanza di rispetto verso gli altri, ma solo perché sbaglierebbe i calcoli su quanto tempo ci metterà ad arrivare. E’ come se la sua percezione del tempo inevitabilmente fosse portata a sbagliare.
Secondo Justin Kruger, esperto di psicologia sociale, potrebbe trattarsi di una vera e propria malattia. La soluzione, però, ci sarebbe e consisterebbe nello scomporre una singola operazione in tanti elementi. Per esempio, se si ha un appuntamento con il partner, si dovrebbe immaginare in anticipo quanto tempo ci vuole per prepararsi: bisognerebbe chiedersi quanto tempo ci vuole per fare la doccia, per lo shampoo, per vestirsi, per chiamare un taxi. In questa maniera si dovrebbe riuscire a fare una previsione più realistica.
Sarebbe importante anche poter contare su una maggiore praticità e su una più adeguata organizzazione. Per esempio, se si ha un appuntamento la mattina presto, è meglio preparare i vestiti la sera prima o impostare l’allarme del telefonino con degli squilli che si ripetono un’ora prima, 30 minuti e poi 15 minuti prima.
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