Negli ultimi due anni alcuni report hanno rilevato il pericoloso aumento dell’adescamento dei minori sul web, specialmente sulle piattaforme di gaming. La pandemia ha peggiorato la situazione?
La dipendenza dai social media è un pericolo ricorrente che preoccupa molti genitori, sia a causa delle conseguenze che questi hanno sui loro figli (comportamenti aggressivi, scarse prestazioni scolastiche), sia per il possibile pericolo che si cela dietro ogni schermo. A questo proposito nel 2021 si è registrato un all’armante aumento dei casi di pedopornografia nel web in Italia, ma anche nel resto del mondo.
Per la precisione, le segnalazioni di adescamento di minori registrate dalla Polizia Postale nel 2021 sono state ben 5.316, contro le 3.243 rilevate nel 2020. Questo significa che nel giro di un anno i casi sono aumentati di un preoccupante 45%, e molti di questi sono avvenuti tramite le piattaforme social o di gaming.
Tra le vittime più colpite da questi “mostri del web”, vi sono soprattutto i minori di 13 anni, con una maggior concentrazione tra i pre-adolescenti della fascia tra i 10 in su. Grazie all’associazione Save The Children, molti di questi casi sono stati diffusi al pubblico con l’intenzione di invitare le famiglie con figli a prestare loro una maggior attenzione.
Evitare questi spiacevoli incontri non è così scontato, poiché il modus operandi di un cosiddetto Groomer (adulto attratto da minori), è spesso camaleontico, in modo da adescare più facilmente i ragazzini. Difatti ne conoscono perfettamente il linguaggio, le abitudini, e sono capaci di confondersi tra di loro sotto falsa identità, arrivando anche ad ottenere informazioni personali o foto intime nei casi più gravi.
Ma come evitare di cadere nella trappola? Innanzitutto è bene non condividere assolutamente nulla di personale sotto richiesta di uno sconosciuto, e al primo sospetto segnalare l’individuo sul social in questione o direttamente alla Polizia Postale.
A quanto pare con l’inizio della pandemia globale, la situazione è peggiorata drasticamente.
Questo perché a causa della reclusione in casa, navigare su internet è diventato il metodo principale di comunicazione, sia per inviare messaggi, per studiare e soprattutto per giocare online.
In quest’ultimo caso il controllo dei genitori si è ridotto al minimo indispensabile, non essendo generalmente a conoscenza delle nuove tecnologie dei ragazzi più giovani, o perché magari presi dal lavoro o da altre incombenze: controllare la loro attività online è il minimo che si possa fare per proteggerli.
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