Paolo e Carlotta, fidanzati ormai da 5 anni, non riescono a trovare casa insieme, in quanto i proprietari si tirano indietro quando scoprono che i due sono affetti da sindrome di down.
I due fidanzati dopo 5 anni di relazione, desiderano solo andare a convivere per passare più tempo insieme. Questo desiderio è però ostacolato dai proprietari delle case a Milano, i quali appaiono “spaventati” dalla sindrome di down, rifiutando a priori le offerte dei due innamorati.
Carlotta Sganga ha 39 anni e lavora a tempo indeterminato all’interno di un’agenzia di lavoro. Lo stesso vale per Paolo Sesana, anch’egli impiegato a tempo indeterminato all’interno di un pub.
Dunque nonostante il fatto che i due ragazzi siano autonomi ed in grado di pagare senza problemi un affitto, non riescono in alcun modo a trovare una casa in cui vivere insieme.
Paolo e Carlotta sono fidanzati ormai da ben 5 anni, purtroppo però tra impegni lavorativi e sportivi (Paolo fa basket, mentre Carlotta fa Karate) riescono a vedersi solo poche volte a settimana.
Dunque per passare maggior tempo insieme hanno deciso di andare a convivere. Questa però sembra un impresa più ardua di quanto si aspettassero.
Infatti nella maggior parte dei casi, dopo aver superato la fase delle trattative, tutti i proprietari di casa, per un motivo o per un altro si tirano indietro nel concedergli l’appartamento. Questo perché “spaventati” dalla sindrome di down dei due ragazzi.
Addirittura la madre di Carlotta ha raccontato al Corriere della Sera che una proprietaria di casa, rifiutò di affittare l’appartamento, affermando:
“Non posso rischiare che si buttino dalla finestra”.
Nonostante la sindrome di down sia la causa più comune di disabilità genetica, vi è ancora una quantità esorbitante di tabù sulla vita delle persone che ne sono affette.
Non solo, la nostra società è ampiamente ignorante su come comportarsi nei confronti di coloro che sono affetti dalla sindrome. Purtroppo questo è dovuto a una scarsa informazione sull’argomento.
Sarebbe necessario aumentare le modalità attraverso cui le persone possono informarsi. Evitando dunque questa sorta di discriminazione a cui sono stati esposti Paolo e Carlotta.
Le persone affette da sindrome di down infatti, se attentamente seguite durante la crescita, possono divenire quasi al 100% indipendenti, conducendo una vita appunto “normale”.
In più sarà comunque premura dei loro tutori valutare e prendersi cura delle condizioni in cui le persone con sindrome di down possono o non possono vivere.
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