L’accusa di corruzione è stata la causa del suicidio di Marcello Miraglia, 60enne, ex istruttore specialista tecnico del Servizio rifiuti urbani e tributo speciale, alla Procura di Palermo.
Ed è proprio la stessa Procura che indagava nei suoi confronti.
Sembrava abbastanza tranquillo Miraglia quando, all’alba, i finanzieri lo hanno raggiunto nella sua casa di Bagheria notificando un’ordinanza con cui veniva trasferito in carcere per corruzione.
Indagato per un giro di tangenti, l’ex funzionario non ha mostrato segni di nervosismo quando le forze dell’ordine hanno bussato alla sua porta all’alba del 13 maggio.
Tuttavia, dopo circa mezz’ora ha chiesto di andare in bagno e proprio in quel lasso di tempo è successo l’inimmaginabile: Marcello Miraglia si è gettato nel vuoto lanciandosi dalla finestra dell’appartamento, posto al sesto piano del palazzo.
A nulla è servito l’intervento di un Maresciallo che lo seguiva per ragioni di sicurezza, l’uomo si è lanciato e nello scontro ha provocato all’agente una grave ferita alla mano per la quale è stato trasportato al pronto soccorso.
Per Miraglia non c’è stato niente da fare, è morto sul colpo. Il tutto si è svolto molto velocemente e la tragedia non è tale solo per la morte dell’uomo ma anche per l’inutilità di un blitz che coinvolgeva altre dieci persone che avrebbero dato mazzette all’uomo in cambio di favoritismi.
Per sfuggire alla legge, Miraglia ha deciso di togliersi la vita e con lui sfumano anche concrete possibilità di arrestare altri uomini perché ovviamente non c’è la possibilità di interrogarlo in merito alla questione delle presunte mazzette.
In particolare il giro comprenderebbe imprenditori che lavorano nell’ambito dei rifiuti, lo stesso in cui ha lavorato Miraglia per tanti anni, che avrebbe percepito da questi grandi somme di denaro in cambio di autorizzazioni ambientali.
L’uomo era dunque la chiave dell’intera inchiesta portata avanti dalla Procura di Palermo e, secondo quanto ricostruito dalle forze dell’ordine, il giro di affari ammonterebbe a un totale di 15mila euro.
Questi soldi erano percepiti dal funzionario per concedere diversi favori, non solo rilasciando autorizzazioni ma anche avvisando tempestivamente dei controlli ispettivi.
Oltre alle somme di denaro, per cui è indagata anche la moglie con l’accusa di ricettazione, Miraglia avrebbe ottenuto molti altri regali come lavori di manutenzione sulle sue proprietà (veicoli di vecchia data e immobili) e consulenze affidate di alcuni parenti.
L’accusa sostiene che gli scambi fra gli indagati sarebbero avvenuti proprio nell’abitazione dove si è tolto la vita il funzionario, anche quando quest’ultimo era in smart working.
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