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Omicidio Niccolò Ciatti: chi è il ceceno atleta di lotta libera in carcere per la morte dell’italiano a Lloret de Mar

Per l’omicidio di Niccolò Ciatti, il ragazzo italiano di Scandicci ucciso a calci e pugni in una discoteca di Lloret de Mar in Spagna, nella notte tra il 12 e il 13 agosto, resta in carcere solo uno dei tre aggressori, il 24enne Rassoul Bissoultanov. Come riporta El Periodico, il giudice di Blanes ha deciso di confermare la misura cautelare per l’uomo che avrebbe sferrato il calcio mortale al giovane italiano. Gli altri due ceceni coinvolti nel terribile pestaggio sono rientrati in Francia, dove vivono come richiedenti asilo.

CHI E’ L’AGGRESSORE DI NICCOLO’
Rassoul Bissoultanov il 24enne ceceno ora in carcere dopo l’accusa di aver ucciso a calci e pugni Niccolò Ciatti è un atleta professionista di lotta libera. La polizia catalana (i Mossos de Esquadra) ha ipotizzato che lui – come i complici – avessero ricevuto un addestramento paramilitare.

[npleggi id=”https://www.nanopress.it/mondo/2017/08/14/niccolo-ciatti-ucciso-a-lloret-de-mar-il-video-dell-aggressione-mortale-al-giovane-italiano/181987/” testo=”ITALIANO AGGREDITO E UCCISO IN UNA DISCOTECA IN SPAGNA”]

Sui suoi profili social ha pubblicato i video di alcuni combattimenti di lotta libera a cui ha partecipato a Strasburgo, dove viveva come richiedente asilo per sfuggire alla situazione nel suo Paese. Il suo allenatore nella città francese ha riferito che il suo training era iniziato sei anni fa e lo descrive come “un giovane tranquillo che non ha mai causato problemi”.

ESPERTO DI ARTI MARZIALI MISTE E LOTTA LIBERA
Bissoultanov risulta tesserato all’Academie Europenne di Strasburgo e ha partecipato a gare di Mma, le arti marziali miste, quelle che consentono l’utilizzo sia di tecniche di percussione come calci, pugni, gomitate e ginocchiate, sia di lotta.

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INDAGINI A 360 GRADI SULL’AGGRESSORE DI NICCOLO’
Il passato del ceceno 24enne è oggetto di indagini: gli inquirenti stanno verificando se abbia trascorsi da paramilitare nella guerra civile in Cecenia. Il quotidiano spagnolo El Periodico ha chiesto un parere sull’accaduto a Giovanni Giacalone, esperto di terrorismo dell’università Sacro Cuore di Milano, secondo il quale molti dei ceceni che chiedono asilo politico in Europa vogliono scappare dal loro governo dopo aver fatto parte delle milizie dell’Emirato caucasico, che sono state duramente combattute dal governo ceceno.

VERIFICHE SUL LOCALE DI LLORET DE MAR
E resta chiusa in via provvisoria a Lloret de Mar, in Spagna, la discoteca Sant Trop in cui nella notte fra venerdì e sabato è stato aggredito e ucciso il 22enne italiano Niccolò Ciatti, perché le autorità stanno verificando se il locale rispettasse i requisiti di sicurezza. La polizia e il Comune di Lloret de Mar, secondo quanto riporta il giornale La Vanguardia, hanno fatto sapere che nel caso in cui venissero rilevate delle mancanze si potrebbero sanzionare i proprietari o la discoteca potrebbe essere chiusa. Nelle immagini riprese dalle telecamere di sicurezza del locale, si vedono i tre assalitori, tre ceceni di 20, 24 e 26 anni, che aggrediscono il ragazzo italiano a calci e pugni prima di fuggire, ma non compare nessun membro del personale di sicurezza.

CHIESTO L’INTERVENTO DELLA PROCURA ITALIANA
Nella nota congiunta del capogruppo di Forza Italia al Senato, Paolo Romani e del senatore forzista Maurizio Gasparri si legge: “Alla luce del rapporto della polizia e pur nel rispetto delle decisioni del giudice catalano titolare dell’inchiesta sulla terribile aggressione che ha portato alla morte di Niccolò Ciatti, riteniamo indispensabile un intervento immediato del governo italiano, attraverso il ministero della Giustizia, e della Procura di Roma per quanto di loro competenza. Ci sono filmati inequivocabili e testimonianze precise che purtroppo non lasciano dubbi sulla dinamica dei fatti. Dei tre aggressori, solo uno, un ceceno con un addestramento paramilitare, è ancora in carcere. Gli altri sono già in libertà. Tutti hanno già chiesto in passato asilo politico in Francia. Noi ne chiediamo l’estradizione. Ci auguriamo che governo e Procura si attivino in tal senso perché sarebbe inaccettabile lasciare impuniti gli autori di un pestaggio tanto brutale da aver causato l’agghiacciante morte di un nostro giovanissimo connazionale. Pretendiamo giustizia e collaborazione anche da parte degli altri stati europei. Non è la prima volta che accadono episodi simili. In molti casi il clamore mediatico ha contribuito a tenere acceso il bisogno di verità e di giustizia, ed ha comportato decisioni drastiche delle nostre istituzioni. Chiediamo al procuratore di Roma Pignatone e al ministro delle Giustizia che si adottino senza ulteriori esitazioni tutte le iniziative del caso”.

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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