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Categories: Ambiente

Olio contraffatto, naso elettronico dalla Coop per smascherare le frodi

Da tempo si sta svolgendo nel nostro Paese una battaglia campale sull’olio contraffatto e i rischi corsi dal made in Italy a causa delle adulterazioni all’extravergine nazionale, ulteriormente paventate dai produttori dopo il recente via libera della Ue alle importazioni dalla Tunisia: a salvaguardia del mercato nostrano giunge ora un naso elettronico in grado di riconoscere il vero olio 100 per cento italiano, smascherando i tentativi di frode. Ad idearlo e utilizzarlo è la Coop per i propri prodotti a marchio, dopo aver compiuto in un anno tutte le analisi di routine nei propri laboratori.

Hercules II è il nome di battesimo di questo strumento che grazie ad un’impronta digitale aromatica è in grado di fiutare quegli eventuali tentativi di frode alimentare che anche nei mesi scorsi sono saliti alla ribalta delle cronache nazionali. E d’altronde è innegabile che questo sia stato un anno difficile per i produttori nostrani, tra gli abbattimenti degli ulivi in Salento a causa della xylella, e la scarsità stagionale del raccolto riscontrata per varie ragioni, dall’infestante mosca dell’olivo ai cambiamenti climatici che stanno avendo un impatto non indifferente sul nostro agro-alimentare.

Ma come funziona questo naso elettronico? Hercules II è stato addestrato per fiutare la provenienza certa dell’olio attraverso l’identificazione delle sostanze volatili, assegnando un profilo aromatico utile alla classificazione dei prodotti. In aggiunta vi è un software molto potente, che ha elaborato e classificato una mole complessa di informazioni fino a costruire una vera e propria banca dati, realizzata dal laboratori Coop in collaborazione con le Università di Udine, Bologna e Barcellona: tutti i campioni di olio reperibili sul mercato, soprattutto quelli la cui provenienza è dubbia, vengono così confrontati con i dati in possesso e vedere se vi è perfetta corrispondenza con i parametri standard. La Coop utilizza questo strumento dal 2013, ma è pronta ad allargarne l’uso per altri prodotti a rischio frode alimentare, come ad esempio il miele, i prodotti caseari corretti con il latte di vaccino come la mozzarella di bufala o la ricotta di pecora, il riconoscimento di specie ittiche. Le indagini estese sono già iniziate, e l’uso sistematico di questo strumento potrebbe davvero rappresentare un argine contro i sempre più numerosi tentativi di contraffazione riscontrati nel settore alimentare.

Giulio Ragni

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