L’Italia potrebbe non prendere parte alle prossime Olimpiadi, che si terranno a Tokyo quest’estate dopo il rinvio dell’anno scorso causa Covid.
La decisione definitiva verrà comunicata mercoledì 27 gennaio alle 17.30 dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO), ma a meno che non intervenga il governo nelle prossime ventiquattr’ore, sembra inevitabile.
Per capire il motivo di questa drastica estromissione dell’Italia bisogna risalire a due anni e tre mesi fa, quando il primo governo Conte ha messo in atto la riforma dello sport, che prevedeva la fine dell’autonomia del CONI, ovvero il comitato olimpico italiano, vista la creazione dell’organo governativo Sport e Salute. La riforma Spadafora, fatta in un secondo momento, non ha risolto il problema, lasciando quindi inalterata la decisione.
Un cambiamento in contrasto con le regole del CIO, che prevede che i comitati nazionali siano indipendenti e che avrebbe sollecitato più volte l’Italia a sistemare questo conflitto normativo: il presidente del Cio, Thomas Bach, avrebbe scritto due volte a Conte senza ottenere risposta.
Per poter risolvere questa spiacevole situazione, servirebbe un decreto emesso dal governo entro le prossime 24 ore, o comunque prima dell’inizio delle Olimpiadi: l’Italia, nonostante la brutta figura, potrebbe partecipare ai Giochi senza costringere i propri atleti a presentarsi da indipendenti come i bielorussi e i russi, i primi a causa del presidente Lukashenko, i secondi per lo scandalo doping (la Russia bandita dalle prossime due Olimpiadi e dai Mondiali di calcio del 2022).
Se dovesse essere confermata l’esclusione, verrebbero anche bloccati i finanziamenti alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026: un altro duro colpo per lo sport italiano.
Se l’Italia non dovesse venire ammessa ai Giochi di Tokyo, ai nostri atleti toccherà partecipare come indipendenti, esattamente come accadrà a quelli delle altre nazioni escluse.
Niente bandiera e niente inno, ma una partecipazione neutrale, comunque garantita per coloro i quali si sono già classificati e hanno resistito nonostante lo slittamento di un anno dell’appuntamento.
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