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Nigeria, sposa 14enne uccide il marito col veleno: salvata dalla pena di morte

Rischiava la pena di morte una giovane sposa bambina di 14 anni che in Nigeria aveva ucciso suo marito con il veleno per topi. La ragazzina era stata costretta al matrimonio con l’uomo, un trentacinquenne già sposato ad altre mogli. Era accusata di avere avvelenato l’uomo insieme ad altri tre amici di quest’ultimo.

Wasila Tasi’u è il nome della giovane nigeriana che rischiava la pena di morte per aver avvelenato il marito 35enne che era stata costretta a sposare contro la sua volontà.

Lei, originaria del villaggio di Unguwar Yansoro, nella parte settentrionale della Nigeria, era accusata di aver ucciso Umar Sani lo scorso 5 aprile 2014. Oltre al marito, agricoltore musulmano con più mogli, avrebbe avvelenato tre amici dello sposo.

Secondo la ricostruzione dell’accusa il giorno del pluriomicidio la sposa bambina avrebbe chiesto a un suo conoscente di recarsi in un negozio vicino per comprare il veleno per topi. Poi avrebbe preparato e offerto la pietanza avvelenata al marito.

Tra i testimoni è intervenuto Abdulrahim Ibrahim, vicino di casa del marito di Wasila che ha raccontato: ‘Anche a me è stata offerto quel cibo, ma ho subito notato al suo interno minuscole particelle di colore nero. Il sapore non era buono. Solo Umar ha continuato a mangiare‘.

Durante l’ultima udienza la ragazza si è dichiarata non colpevole. Il padre della sposa bambina ha fatto un appello pubblico affinché la vita di sua figlia fosse risparmiata.

Anche diverse associazioni per i diritti umani hanno difeso la quattordicenne sottolineando che una ragazza minorenne che è costretta a sposare un uomo che ha oltre il doppio della sua età deve essere considerata una vittima e non una criminale. Secondo Human Rights Watch l’ultima sentenza di morte contro un minorenne nel paese africano risale a 17 anni fa.

Il suo avvocato, una donna (con lei nella foto) ha convinto il procuratore a ritirare le accuse. Avevano cercato di condannarla sulla base di una confessione in inglese che aveva firmato con l’impronta del pollice: ma lei parla solo la lingua Hausa.

Non era affatto scontato che Wasila ottenesse la libertà. Un’altra minorenne che ha ucciso il marito trentacinquenne resta in carcere. Wasila ha un altro problema però: molti la vogliono morta e nonostante la famiglia di Wasila sia andata a trovarla pochissime volte quand’era in carcere, ora la rivuole. L’avvocato Aliyu Ibrahim teme che la darebbero in moglie a qualcun altro.

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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