Il Partito democratico, in Italia, è in fermento. Colpito dallo scandalo Qatargate, che ha minato nelle fondamenta soprattutto il Parlamento europeo, con i consensi che, dopo le elezioni del 25 settembre, sono colati quasi a picco, ci si prepara all’appuntamento delle primarie, previste per il 19 febbraio, ma che potrebbero slittare di una settimana, con più dubbi che certezze.
Non sono tanto gli attori in campo a rendere la corsa che porterà ad avere un sostituto di Enrico Letta, quindi un nuovo segretario per il Pd, a essere complicata, ma le proposte, e ora anche le modalità con cui potrebbe essere scelto. In un’intervista alla Stampa di ieri, per esempio, Elly Schlein, ha chiesto che vengano fatte anche online, ma l’idea non è piaciuta a Pina Picierno, che sostiene Stefano Bonaccini, colui il quale pare sia il candidato più accreditato (dai sondaggi) alla successione del pisano ed ex presidente del Consiglio.
Il 19 febbraio – o forse la settimana dopo, il 26: si dovrà decidere -, il Partito democratico avrà un nuovo segretario, qualcuno che sostituirà Enrico Letta, l’ultimo traghettatore dello schieramento alle politiche del 25 settembre.
Dopo le elezioni, che hanno visto la vittoria netta e quasi scontata del centrodestra e soprattutto di Giorgia Meloni e del suo Fratelli d’Italia, infatti, l’ex presidente del Consiglio ha deciso di farsi da parte e di provare a discutere del perché il partito non sia riuscito a convincere gli elettori, specialmente quelli del centrosinistra. La discussione nel merito è ancora in divenire, ma sono cinque le persone che si sono candidate alla corsa alla segreteria che, su molte cose, non la pensano proprio allo stesso modo. Uno dei motivi di scontro, ora, potrebbero essere le modalità di voto.
Elly Schlein, deputata ed ex vice governatrice dell’Emilia Romagna, in un’intervista apparsa ieri sulla Stampa, ha proposto di aprire le consultazioni anche online, in maniera tale che ci sia un “allargamento della comunità democratica“, ovvero un coinvolgimento di “quei mondi che negli ultimi tempi si sono sentiti lontano dal partito: terzo settore, comitati che lottano contro le disuguaglianze e per la salvaguardia del clima, il mondo sindacale, quello che lavora nella scuola e nell’accoglienza“.
Da sempre affezionati ai gazebo, luoghi allestiti esclusivamente per consentire a chiunque ne abbia la volontà di esprimere una preferenza – che si affiancano alle sede del partito -, i dem hanno già sperimentato lo strumento delle votazioni “su internet” durante la pandemia da Covid, scegliendo così i candidati per le comunali di Roma, Torino e Bologna. Non si tratterebbe, quindi, di una novità, ma di un ritorno a un passato che può essere definito quasi virtuoso – nella Capitale, ha vinto Roberto Gualtieri, per esempio.
Il problema, per gli altri in corsa, e soprattutto per Stefano Bonaccini, il più accreditato dai sondaggi per la vittoria finale, nasce dal fatto che la proposta della sua ex vice è più politica che tecnica, e, stando alle parole di Pina Picierno, che ora ricopre il ruolo di aspirante vice segretaria proprio con il presidente emiliano, “scimmiotterebbe” l’esempio poco virtuoso dell‘Associazione Rousseau, quella in cui erano chiamati al voto gli iscritti del MoVimento 5 stelle.
Per quanto riguarda Schlein, la sua fanbase è composta per lo più di simpatizzanti ed elettori del Partito democratico a differenza di quella degli altri candidati, che invece sono sostenuti dallo stesso gruppo dirigente. Per lei, in pratica, sarebbe molto più semplice strappare consensi al più forte dei candidati con una consultazione online, piuttosto che nel classico metodo da sempre utilizzato (se non in via eccezionale).
Ma, dicevamo, non è questa la giustificazione utilizzata dalla numero due di Bonaccini per bocciare la proposta della deputata. “La proposta di voto online lanciata da Schlein è sbagliata e oltretutto irrealistica e inapplicabile a poche settimane dal voto: significherebbe non garantire un voto sicuro alle iscritte e agli iscritti, trasformando così uno dei processi più importanti della nostra comunità“, ha detto.
Di tutt’altro avviso è Gianni Cuperlo, il penultimo a essersi infilato nella partita per la segreteria, che invece ritiene che si possa discutere davvero della proposta dell’ex vice governatrice dell’Emilia Romagna, a patto, però, che ci sia “un albo trasparente e una registrazione 48 ore prima, con l’iscrizione all’albo degli elettori“.
Una decisione in questo senso, dicono da Repubblica, il Partito democratico la prenderà mercoledì 11 gennaio, lo stesso giorno in cui si chiarirà ufficialmente anche se le primarie saranno fatte il 19 febbraio o il 26, con Bonaccini che sarebbe (ancora) per tenere le cose come stanno anziché stravolgere tutto.
Comunque andranno le cose, e chiunque vincerà, quindi, dovrà lavorare duro per superare le divisioni, ma ancora di più per tornare a essere il partito che, con Matteo Renzi, nel 2014 è riuscito a ottenere il 40% alle elezioni europee, ma anche lo stesso che ha governato per quasi dieci anni.
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