Continua la pressione della Turchia su Finlandia e Svezia perché queste ultime estradino ad Ankara gli accusati di terrorismo del PKK, altrimenti Erdogan è pronto al mettere il veto sull’ingresso dei due paesi nella NATO.
Continua il ricatto del presidente turco Erdogan verso le due nazioni scandinave che hanno espresso la loro volontà di unirsi al Patto Atlantico dopo l’invasione russa dell’Ucraina ed il neo revanscismo di Putin.
Com’è noto, la tensione generata dall’attacco militare compiuto dalla Russia ai danni di Kiev ha prodotto un’ondata di paura e repulsa per il regime del Cremlino che sta portando a rapidi cambiamenti nel settore orientale e nord europeo.
Se da un lato alcuni Paesi, Ucraina, Moldavia e Georgia, accelerano per essere riconosciuti quali membri UE, dall’altro altri stati, Svezia e Finlandia, esprimono una volontà di maggior sicurezza ed hanno quindi fatto domanda di ingresso nella NATO.
Tuttavia l’entrata nell’alleanza militare è vincolata al benestare di tutti i componenti già consociati, i quali, se unanimi nel via libera, emettono un formale invito di aggregazione. Forte di questo meccanismo, Erdogan ha sfruttato il senso di precarietà ed insicurezza di Helsinki e Stoccolma per avanzare diktat contro i due territori baltici, colpevoli, secondo Ankara, di proteggere e favorire i terroristi curdi del PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, la formazione politica e paramilitare curda presente in Siria, Iraq e Turchia sud-orientale.
Poco tempo fa, prima del vertice NATO di Madrid, i tre stati qui in oggetto avevano firmato un memorandum con il quale si eliminava il veto anatolico in cambio dell’estradizione nel paese del Vicino Oriente di alcuni ricercati per terrorismo e collaborazionisti del golpe turco del luglio 2016.
Per ora Ankara ha fatto pervenire nelle due capitali scandinave una lista di 33 nomi: 21 alla Svezia e 12 alla Finlandia. Tra questi non vi sarebbero, come detto, solo guerriglieri curdi, bensì anche esponenti del mondo politico e mediatico turco imputati di aver partecipato o favorito il colpo di stato che ha scosso l’ex impero ottomano nel luglio 2016 e che ha prodotto un ulteriore irrigidimento di controlli e repressione nella repubblica dal regime confessionale e semi-dittatoriale.
Svedesi e Finlandesi sembrerebbe abbiano ceduto sulle tutele alla minoranza perseguitata, ma hanno al contempo affermato di voler comunque estradare solo coloro che risultino accusabili secondo legislazione patria e diritto internazionale.
A questo punto si attendono le mosse dei due governi del Nord Europa, anche in considerazione del fatto che alcuni nomi presentati da Erdogan hanno ottenuto la cittadinanza in uno dei due territori.
Sembra prospettarsi un’altra rinuncia in campo etico in favore di una più pragmatica assicurazione securitaria.
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