Prima dell’annuncio della Nato, già nel 2019 Donald Trump aveva annunciato i finanziamenti a un programma militare spaziale, la Space Force. L’obiettivo era quello di garantire agli Usa “la supremazia nello spazio” a seguito di un attacco russo.
Un Cosmos-2542 di proprietà del Cremlino aveva infatti avvicinato troppo un satellite americano, espellendo un oggetto non identificato in prossimità di quest’ultimo. Il generale americano John Raymond aveva dichiarato con sicurezza si trattasse di un attacco per “minacciare le capacità nello spazio degli americani e dei loro alleati”.
La militarizzazione dello spazio però non si è fermata al 2019: oggi oltre alla Russia sembrano interessate ad un riarmo spaziale anche India e Cina. La Nato ha quindi annunciato la sua controffensiva e mercoledì il segretario generale dell’alleanza atlantica Jens Stoltenberg ha presentato il piano per la creazione di un nuovo centro di comando spaziale in Germania con l’obiettivo di contrastare le minacce alle infrastrutture satellitari in orbita.
Il centro di comando avrà sede a Ramstein presso una base aerea tedesca già esistente ed è motivata da una crescente attenzione per le minacce spaziali, specie quelle potenziali da Russia e Cina. Nel 2019 infatti la Nato aveva deciso di designare lo spazio come quinto luogo d’azione. Aria, mare, terra e cyberspazio sono gli altri.
Proprio per il cyberspazio, forse, la Nato vuole assicurare che lo spazio sia tutelato, per “condividere le informazioni e coordinare le nostre attività”, come aveva spiegato il segretario Stoltenberg. Quasi la metà dei 2 mila satelliti in orbita intorno al nostro Pianeta attualmente sono proprio di proprietà di Paesi della Nato, alcuni dei quali utili all’Unione Europea per il sistema di geolocalizzazione denominato Galileo e quello di monitoraggio della Terra, Copernico.
Il rischio, sostiene il segretario generale Jens Ramstein è quello che le comunicazioni vadano in shut down per un attacco: “Il commercio, le previsioni del tempo, i telefoni cellulari e le banche fanno affidamento sui satelliti”, per questo motivo “alcune nazioni – tra cui Russia e Cina – stanno sviluppando sistemi anti satellite che potrebbero ridurre la capacità visiva, disabilitare o abbattere i satelliti e creare pericolosi detriti in orbita”.
Quello della Nato, quindi, non è un riarmo in senso stretto, ma una predisposizione a farlo nell’eventualità di doversi proteggere, spiegano. Il numero uno dell’Agenzia spaziale europea Jan Woerner però ha avvisato: “Osservo con scetticismo le manovre militari nello spazio”.
La militarizzazione, secondo Woerner, “non è un progresso”, si rischia solo di “distruggere la fiducia che è indispensabile per la collaborazione internazionale nello spazio”.
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