La corte d’appello di Palermo ha ribaltato la sentenza di primo grado, condannando l’Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro a risarcire la moglie di un operaio morto nel 2020, per un tumore causato dalla lunga esposizione alle fibre dell’amianto.
L’operaio fu colpito da un mesotelioma maligno epitelioide, che nella quasi totalità dei casi è un tumore letale. La moglie dell’uomo riceverà anche una rendita di 45mila euro, che andrà a sommarsi agli arretrati.
Ribaltata la sentenza espressa in primo grado dal Tribunale di Marsala. La corte d’appello di Palermo ha infatti condannato l’Inail (Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro) a risarcire la moglie di un operaio, morto di tumore per la prolungata esposizione alle fibre di amianto. Il decesso dell’uomo, che risale al 2020, fu infatti causato da un mesotelioma maligno epitelioide, un tipo di tumore che – per la gran parte dei casi – è letale. Prima di ammalarsi, l’operaio aveva lavorato come
meccanico frigorista e poi nel cantiere navale di Trapani.
Alla moglie spetta anche una rendita di 45mila euro, che andrà a sommarsi agli arretrati. Il tumore che aveva colpito l’operaio si sviluppa proprio in seguito all’esposizione all’asbesto (amianto). In seguito all’esposizione alle fibre di amianto, la malattia può manifestarsi anche dopo 20/30 anni, avendo un periodo di latenza piuttosto lungo.
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