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Categories: Spettacoli

Michele Placido sui migranti morti nel foggiano: ‘Sono martiri italiani’

[didascalia fornitore=”ansa”]Michele Placido[/didascalia]

Michele Placido, attore, ma anche regista che nel 1990 girò il film Pummarò per denunciare le condizioni di lavoro estreme a cui sono sottoposti i braccianti nel sud Italia, ben prima che fosse varata la legge contro il caporalato, commenta l’incidente stradale in cui sono morti 12 migranti che lavoravano come braccianti agricoli nelle campagne di Lesina. ”Sono 16 martiri del nostro Paese”, dice intervistato dal Corriere. “Da quando ho girato Pummarò, nel 1990, sono passati 30 anni. E’ pura follia, basta! Sono anni che denuncio le condizioni di queste persone, ma attenzione: non facciamone una questione razziale. E’ una questione sociale, sindacale. Di lavoro, insomma”, ribadisce ripetendo il concetto anche al telefono con Ansa.

Una questione di schiavitù

“E’ possibile che nessuno riesca a fermare questa mattanza? Non si tratta di destra o sinistra. Non c’entra il razzismo, l’immigrazione. E’ una questione di sfruttamento: i braccianti guadagnano 3-4 euro al giorno per lavorare fino allo sfinimento a 40 gradi sotto il sole. Ma dico: e i sindacati? E le forze dell’ordine? Devono andare in loco a fare i controlli. Questa è schiavitù che finisce in tragedia”.

[npleggi id=”https://www.nanopress.it/politica/2016/08/02/cos-e-il-ddl-caporalato-e-quali-novita-introduce/141395/” testo=”Cos’è la legge sul caporalato e quali novità introduce”]

“Sulle strade percorse da questi camioncini senza finestrini, stipati all’inverosimile con questi ragazzi, giovani uomini, è facile che arrivi un tir a tutta velocità e succeda quello che si è verificato: giovani vite spezzate per pochi euro, una giornata di lavoro. E poi vogliamo chiamarle strade? Sono impraticabili. E questi furgoni fatiscenti e senza autorizzazione alcuna vanno controllati, ribadisco, ma nessuno se ne accorge?”, sottolinea ancora.

Poi lancia un appello alle istituzioni: “Tutta la zona – aggiunge il regista e attore – non va lasciata sola; qui c’è tanta criminalità, omicidi, rapine, piccola criminalità, nessuno fa nulla. Tutti si girano dall’altra parte. Lancio un appello al presidente del Consiglio Conte a venire a Foggia, a tornare a vedere la situazione, senza polemica alcuna. Io non punto il dito contro nessuno in quanto qui siamo di fronte a una situazione incancrenita da anni, ma muoviamoci ora. Per questo alla manifestazione di mercoledì 8 agosto ho intenzione di salire sul palco anche e di parlare e dire la mia. Invito anche altri colleghi del mondo della cultura e dello spettacolo ad aderire”.

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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