Continuano le perquisizioni per trovare ogni singolo indizio che possa aiutare a ricostruire i 30 anni di latitanza di Matteo Messina Denaro. Il tutto parte, in primis, dai suoi covi e da tutti quei luoghi che ha frequentato in questi anni.
Il covo bunker trovato in un locale blindato di Campobello di Mazara è quello che le Forze dell’ordine stanno maggiormente passando al setaccio. Ecco cos’hanno trovato.
Un vero e proprio bunker – nascondiglio, dove a sentirsi protetto non era solo il super boss Matteo Messina Denaro, ma anche tutto ciò che al suo interno era contenuto e che è stato, poi, trovato. Siamo a Campobello di Mazara, in provincia di Trapani ed è in quel covo che le Forze dell’Ordine e i Ris di Messina stanno cercando ed analizzando ogni singola traccia.
Un posto sicuro, un rifugio anche se temporaneo che è stato trovato ieri, intorno alle ore 12. A differenza del primo covo scovato, questo qui conteneva molto di più di quello che ci si aspettava. C’erano, infatti, gioielli, argenteria, ma anche delle scatole vuote.
Tutto viene analizzato e passato al setaccio perché, al momento, ciò che manca sono i documenti. Carte che possono aiutare a ricostruire la sua latitanza e, anche, ad individuare tutti quelli che lo hanno aiutato nel corso di questi lunghi anni.
Gli ultimi sei mesi di latitanza, il super boss li ha passati in una casa di vicolo San Vito. Oltre che in questi due luoghi, le ricerche stanno andando avanti anche negli immobili del vero Andrea Bonafede, l’uomo che ha prestato la sua identità al boss.
Ma com’era strutturato questo bunker? Si trovava all’interno di un immobile, in un palazzo a due piani. Al piano terra si accede al covo, facendo scorrere il fondo di un armadio. Scene che ci sembra aver visto solo nei film, ma che anche nella realtà sono possibili. E questa ne è la prova.
Di chi era questo appartamento, dal quale si accedeva al bunker? Era di Errico Risalvato, persona che, già nel 2019, era stata oggetto di perquisizione da parte delle Forze dell’Ordine insieme ad altri fiancheggiatori del super boss.
La chiave per aprire la stanza è stata data alle Forze dell’Ordine dallo stesso proprietario, il quale aveva giustificato la presenza di quel luogo per custodire degli oggetti di famiglia. Da lì, l’ingresso nel covo bunker e la scoperta di tutto ciò che era presente al suo interno. Preziosi sì, ma nessuna traccia di documento alcuno.
Ciò che era presente all’interno del bunker, però, non convince del tutto chi sta indagando e non si esclude la pista che possa esser stato ripulito già poco dopo l’arresto di Messina Denaro, portando così alla sparizione delle cose più importanti e lasciando solo ciò che si voleva far trovare.
Il nascondiglio è stato individuato dal Ros dei Carabinieri, coadiuvati dal Gico della Guardia di finanza. L’appartamento da dove si accede al bunker è rimasto, nelle ore che sono andate dalla cattura del boss al ritrovamento del covo stesso, sempre in disponibilità del proprietario. Da qui l’ipotesi che molte cose presenti al suo interno possano esser state portate via prima dell’arrivo dei Ros.
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