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Categories: Politica

Messina, così i consiglieri comunali rubavano il gettone di presenza

Dopo Agrigento tocca a Messina finire nell’occhio del ciclone per lo scandalo dei gettoni presenza. Oltre la metà dei consiglieri comunali, ben 23 su 40, è infatti indagata nell’ambito dell’inchiesta “Gettonopoli”: per 12 di loro il Gip ha chiesto la firma davanti ai vigili prima e dopo la durata dei lavori in Consiglio. Le accuse vanno da truffa aggravata a falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici e abuso d’ufficio. Tutto veniva studiato per riscuotere il gettone presenze nelle varie commissioni e incassare il massimo possibile, superando di gran lunga le 24 presenze mensili concesse. In media, secondo le indagini della Digos, si arrivava a 39 presenze mensili con un’indennità mensile di 2.184 euro.

Se ad Agrigento, lo scandalo dei gettoni presenza dello scorso febbraio aveva portato la città in piazza a manifestare, a Messina la situazione è ancora relegata nelle Aule comunali, anche perché la città ha passato (e sta passando) momenti critici dopo l’emergenza acqua.

Mentre i cittadini rimanevano senz’acqua, oltre la metà degli eletti in consiglio comunale hanno pensato di aggirare le regole sul gettone di presenza per poter incassare ancora più soldi. Per regolamento, ogni consigliere fa parte di almeno sei commissioni e può raggiungere un massimo di 24 prese al mese. Invece, gli indagati hanno usato ogni sorta di trucco pur di farsi segnare presente nelle varie commissioni. C’è chi firmava l’ingresso senza poi partecipare, o chi firmava al posto di un consigliere dello stesso gruppo o del capogruppo anche senza una delega. Qualunque cosa pur di segnare la presenza e incassare il gettone.

La Digos ha seguito l’andamento dei registri del 2013, confrontando con la documentazione reale delle commissioni e riuscendo a intercettare alcune conversazioni molto chiare. In una, uno degli indagati dice senza peli sulla lingua che l’unica cosa che conta è il gettone. “Io voglio questa c… d’indennità! A me di fare le commissioni non me ne f… niente, io voglio l’indennità”. Insomma, la politica al servizio del proprio portafoglio.

Lorena Cacace

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