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Maurizio Lupi dimissioni: Renzi assume l’interim al Ministero delle Infrastrutture

Dopo le dimissioni di Maurizio Lupi, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affidato l’interim del ministero delle Infrastrutture al premier Matteo Renzi. La notizia era già nell’aria: l’incontro con il Capo dello Stato ha sancito il passaggio di consegne che, assicura Renzi, non durerà a lungo. Il dicastero rimarrà nelle sue mani per alcune settimane, il tempo, dice, di modificare l’assetto del ministero per portare avanti una ristrutturazione che vada a colpire nel profondo il sistema svelato dalle inchieste sulle Grandi opere. L’interim darà il tempo a Renzi di mettere a punto un mini rimpasto che non si preannuncia indolore, con i primi malumori nella maggioranza: si punta in ogni caso a un politico e non a un tecnico, che potrebbe arrivare anche dall’Area Popolare, senza escludere un esponente del NCD. In molti però sono pronti a scommettere che sarà qualcuno del PD a sedere su quella poltrona.

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Il ministro Maurizio Lupi ha rassegnato le dimissioni il 20 marzo, parlandoo alla Camera, nell’informativa. Ha detto di essere pronto a rivendicare il ruolo decisivo della politica nella vita del nostro Paese.

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Non ha voluto difendersi da accuse o chiedere garantismo, ma ha sentito il dovere di rispondere alla responsabilità dell’impegno che si è assunto. Ha ripercorso le tappe compiute alla guida del Ministero, prima con il Governo Letta e poi con Matteo Renzi. In Aula non è stata presente la Lega Nord, che ha deciso di non partecipare per la decisione di Lupi di anticipare le dimissioni a Porta a Porta.

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Secondo il capogruppo Massimiliano Fedriga, è inaccettabile che Lupi abbia scelto di annunciare il tutto ad una trasmissione televisiva e non prima all’Aula parlamentare. Contro Lupi si sono scatenati i rappresentanti del Movimento 5 Stelle. Sul suo blog, Beppe Grillo ha fatto ironia tra la concomitanza del ministro a Montecitorio e il momento dell’eclissi solare.

Il Nuovo Centrodestra ha parlato di linciaggio mediatico e ha giustificato la scelta di fare l’annuncio da Vespa. Inoltre l’NCD ha voluto sottolineare che non è disposto ad accettare penalizzazioni rispetto a quanto ha perso, facendo in modo che si mantenga nel Governo l’equilibrio esistente.

Le dimissioni

Maurizio Lupi in tv a Porta a Porta ha annunciato le sue dimissioni. Secondo ciò che ha detto Lupi, il suo gesto dovrebbe avere l’intenzione di rafforzare il Governo. Secondo Lupi, la posizione di Renzi non è stata garantista, anche perché lo stesso ministro non è indagato. Lupi ha voluto precisare che il Presidente del Consiglio non gli ha chiesto le dimissioni. A questo punto, dopo l’annuncio del ministro, che è arrivato durante la registrazione del noto programma televisivo, è stata annullata la mozione di sfiducia che le opposizioni avevano presentato.

Lupi ha voluto sottolineare che non è il caso di attaccare la propria famiglia, perché i suoi familiari non c’entrano niente con la situazione in cui è stato coinvolto. A questo proposito le sue parole sono state molto chiare, infatti ha affermato: “Ma perché tirare in ballo la mia famiglia? Quello che si dice su mio figlio è vergognoso: attaccate me, ma lasciate stare mio figlio”. Poi ha detto: “Mio figlio è andato in America, mandato dal Politecnico di Milano, a fare sei mesi di stage e lavora presso un’azienda. La cosa migliore è che io mi assuma tutte le mie responsabilità ma salvaguardi la mia famiglia”.

Il coinvolgimento del ministro

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Sarebbero moltissime le telefonate del ministro Maurizio Lupi legate alla vicenda dell’inchiesta di Firenze. Lo stesso ministro avrebbe cercato di trovare un lavoro per il figlio Luca e almeno in un’occasione avrebbe fatto di tutto per garantire a Perotti un incarico per un appalto pubblico. Si parla di tangenti di almeno 250 milioni di euro, che avrebbero interessato in particolare Perotti. Lo stesso Luca Lupi avrebbe utilizzato il sistema per aiutare i suoi amici. Lo si è scoperto sempre attraverso delle intercettazioni. Particolarmente interessante appare la ricostruzione di ciò che sarebbe successo nell’ottobre del 2013, quando Perotti e i suoi amici avrebbero voluto ottenere un incarico per la costruzione del terminal del porto di Olbia.

Si capisce subito che c’è una ditta concorrente e quindi subito Perotti e i suoi si sarebbero attivati presso il Ministero. Le intercettazioni avrebbero dimostrato l’intervento diretto di Maurizio Lupi, che avrebbe contattato Fedele Sanciu, commissario dell’autorità portuale. Ad occuparsi della vicenda sarebbe stato Cavallo, che avrebbe chiesto un appuntamento a Lupi e poi, insieme a Perotti, avrebbe incontrato Sanciu. Anzi, telefonando direttamente a Sanciu, Cavallo si sarebbe presentato come l’amico di Maurizio.

La cifra stabilita come importo dei lavori appaltati sarebbe corrisposta a compensi non inferiori all’1% e a volte si sarebbe arrivato addirittura al 3%. Gli inquirenti si stanno concentrando in particolare su alcune società legate a Perotti e su una pista che porterebbe direttamente in Svizzera, alla banca Julius Baer & Co, con sede in Lugano, dove la moglie di Perotti risulterebbe avere un conto movimentato da vari trasferimenti di denaro.

Le pressioni di Renzi

In considerazione di tutti questi particolari che sono emersi dall’inchiesta, il Premier Renzi aveva cominciato a fare pressioni su Alfano, ma la risposta del leader del Nuovo Centrodestra era stata molto chiara, perché aveva detto che Lupi è un esponente di spicco del partito. D’altronde Alfano aveva sottolineato che, se i magistrati avessero voluto indagarlo, avrebbero potuto farlo. Sembrerebbe proprio che Alfano volesse garantire una copertura allo stesso Lupi. In fin dei conti sono in gioco gli equilibri della maggioranza, ma Renzi era rimasto sulle proprie posizioni e aveva sconsigliato a Lupi di rimanere al Ministero, anche se aveva lasciato al Nuovo Centrodestra il compito di fare il primo passo.

La mozione di sfiducia di M5S e SEL

Le opposizioni, in particolare il Movimento 5 Stelle, si sono mobilitate contro la permanenza del ministro Maurizio Lupi al Governo, considerando gli ultimi sviluppi dell’inchiesta di Firenze. I deputati del Movimento di Beppe Grillo, insieme ad un gruppo di SEL, hanno depositato una mozione congiunta di sfiducia nei riguardi del ministro. Nel frattempo i capigruppo al Senato hanno deciso che il ministro Lupi dovrà riferire in Aula a Palazzo Madama. Beppe Grillo in particolare si è lanciato all’attacco di Lupi, scrivendo sul suo blog un post dal titolo “Al Lupi! Al Lupi!”. Secondo il leader del Movimento 5 Stelle, Renzi e i suoi non starebbero facendo abbastanza per combattere la corruzione. Secondo Beppe Grillo, Lupi deve dare delle spiegazioni, dimettersi e restituire “tutti i quattrini che si è beccato come ministro delle infrastrutture”. Nichi Vendola ha invece parlato di una “corruzione che abita nel cuore dello Stato”.

Il ruolo di Ercole Incalza

Coinvolto nell’inchiesta sugli appalti per le grandi opere, anche se non iscritto nel registro degli indagati, il ministro sarebbe restato “prigioniero” di Ercole Incalza, che sarebbe stato così potente in tutta la faccenda da riuscire ad imporre a Lupi la scelta dei suoi due sottosegretari, gli ex socialisti Riccardo Nencini e Umberto Del Basso De Caro. Proprio Lupi è stato ascoltato in un’intercettazione, mentre si complimentava con Incalza per le sue “coperture”, visto che anche Nencini era stato nominato viceministro. Ma Lupi avrebbe fatto anche di più, perché, oltre a difenderlo in Parlamento, avrebbe usato l’arma del ricatto politico.

Si dice in un’intercettazione telefonica, mentre Giovanni Paolo Gaspari, consigliere del Ministero e alto dirigente delle Ferrovie dello Stato, parla al telefono con Giulio Burchi, presidente di Italferr Spa: “Ercolino… è lui che decide i nomi. Fa il bello e il cattivo tempo lì dentro… Non si muove foglia… Sempre tutto lui fa… Maurizio crede di fare qualcosa. Ma fa quello che gli dice quest’altro”.

Il ruolo di Perotti e Cavallo

Maurizio Lupi sarebbe stato quindi nelle mani di Incalza e avrebbe dovuto rispondere agli uomini che ne sono i facilitatori. Si tratterebbe di Stefano Perotti, ingegnere, e Francesco Cavallo. Di quest’ultimo si dice nel suo curriculum (lo ha scritto lui stesso): “Negli ultimi 10 anni ho maturato esperienze significative nella gestione delle relazioni istituzionali”.

Maurizio Lupi e la moglie sarebbero regolarmente ospiti delle cene organizzate da Perotti a Firenze e sarebbe proprio lo stesso Perotti a “prendersi cura” del giovane Luca, figlio del ministro, laureato in ingegneria al Politecnico di Milano. Nel gennaio del 2014 proprio Perotti avrebbe fatto assumere Luca Lupi dal cognato, mettendolo a lavorare nel cantiere per il palazzo di San Donato dell’Eni, di cui ha la direzione dei lavori. Il ragazzo avrebbe dovuto prendere 2.000 euro al mese e Perotti gli avrebbe regalato un Rolex da più di 10.000 euro come dono di laurea.

Luca Lupi comunque non viene mai nominato, specialmente al telefono. Per tutti è da considerare il cugino della moglie di Perotti. Poi lo stesso Perotti, dopo i primi sospetti, avrebbe deciso di aiutare il figlio del ministro ad allontanarsi da Milano, procurandogli un lavoro a New York.

Giorgio Rini

Giorgio Rini è stato collaboratore di Nanopress dal 2014 al 2017, occupandosi principalmente di politica, cronaca e spettacoli.

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