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Marito infedele “tradito” da un bug su Uber

La causa del divorzio di un francese rimasto naturalmente anonimo per questioni di privacy? Secondo il diretto interessato è Uber, il servizio di ride sharing ossia di trasporto privato alternativo al taxi. L’applicazione avrebbe infatti svelato all’ormai ex moglie una serie di evidenze inoppugnabili su continui e regolari movimenti del consorte impegnatissimo in attività che non sono così compatibili con la fedeltà matrimoniale. Ricevuta la richiesta di divorzio con tanto di salati alimenti da pagare, ora si apre la seconda fase giudiziaria con l’uomo che chiede i danni agli sviluppatori, ben 45 milioni di euro. Scopriamone di più.

La vicenda è sempre la solita: un marito fedifrago che viene sorpreso con tanto di prove che non si possono controbattere e una moglie che ottiene il divorzio e anche un lauto assegno mensile. I contorni sono leggermente differenti dal solito: non è servito infatti andare a ingaggiare un investigatore che seguisse le orme visto che il marito si è sbugiardato da solo, con la complicità di un bug dell’applicazione di Uber, che – di fatto – ha tracciato tutti gli spostamenti condividendoli con la moglie. Come è possibile tutto questo? È un piccolo (grande) buco di sicurezza che in questo caso ha visto naufragare un matrimonio ormai guasto.

Nello specifico, l’iPhone della moglie una volta appartenuto al marito continuava a ricevere notifiche su tutti gli spostamenti dell’uomo tramite il servizio Uber con informazioni precise con riferimenti geolocalizzati. Come raccontato da Le Figaro, questo bug non tiene in considerazione il log-out e permette di sapere dove il precedente utilizzatore si sta muovendo. Da qui la moglie ha fatto uno più uno e ha ottenuto tutto ciò che serviva per dimostrare i continui tradimenti e chiedere il divorzio. Questo problema appare su iPhone e sembrerebbe dovuto in realtà a una non meglio specificata feature legata a Apple Maps.

L’uomo ha chiesto i danni morali con un risarcimento quantificabile in 45 milioni di euro che Uber naturalmente non ha alcuna intenzione di andare a pagare. Non sono apparse comunicazioni da parte del servizio di ride sharing, che ha già dovuto passarne di peggiori dato che ha subito attacchi molto dure soprattutto dai sindacati dei tassisti che hanno visto una pesante diminuzione dei clienti dopo l’avvento di quest’app.

Diego Barbera

Diego Barbera è stato un redattore interno di Nanopress fino al 2018. Si è occupato di tecnologia, sport, cronaca.

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