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Categories: Cronaca

Mafia in Europa, da quella albanese a quella italiana: le più potenti e i traffici

La mafia in Europa non è soltanto camorra, cosa nostra o ‘ndrangheta. Per quanto le mafie italiane, pur mantenendo un profilo basso, siano ben radicate su tutto il territorio europeo, si stanno diffondendo sempre più clan stranieri assimilabili alla nostra criminalità organizzata. Dalla mafia albanese, a quella turca e russa, passando per gli spietati clan di motociclisti nel Nord Europa, vediamo quali sono le mafie più potenti in Europa e i loro traffici. Senza tralasciare il problema giudiziario e l’impotenza dell’Unione Europea.
Come scrive il Fatto Quotidiano, nella lunga inchiesta “Mafie unite d’Europa”, nei 28 Paesi dell’Unione ci sono 5mila organizzazioni criminali sotto indagine.

Secondo l’Europol solo poche di queste hanno lo stesso spessore e la stessa forza delle mafie italiane, eppure sette su dieci operano in diversi stati contemporaneamente, spartendosi un fiorente mercato illecito. Mercato che, secondo Transcrime, vale infatti quasi 110 miliardi di euro.

La mafia italiana in Europa
Tra le mafie più pericolose d’Europa ci sono quelle con cui noi italiani, da sempre, dobbiamo fare i conti. Camorra, cosa nostra o ‘ndrangheta (qui a confronto in un’inchiesta di NanoPress.it) fanno affari all’estero. È risaputo ormai da decenni.

Tranne pochi casi, basti pensare alla strage di Duisburg, in Germania, nel 2007, i mafiosi italiani operano sottotraccia, senza dare troppo nell’occhio. “La strategia globale delle mafie italiane all’estero è tenere il basso profilo. Il controllo del territorio cercato all’estero è puramente economico”, osservava Europol nel 2013, nel rapporto sul crimine organizzato italiano. Fanno affari in particolare con il traffico di droga e con il riciclaggio di denaro sporco.

“All’estero le mafie italiane hanno soggetti specializzati nel ripulire il denaro sporco. A volte le stesse persone che trent’anni fa facevano droga e omicidi, oggi gestiscono ristoranti” spiega al Fatto David Ellero, ufficiale dei carabinieri responsabile della lotta al crimine organizzato per Europol.

Dove operano prevalentemente le mafie italiane all’estero? “Non conoscono confini, in particolare ‘ndrangheta e camorra – spiega Ellero – I motivi principali di espansione sono il traffico di droga e il riciclaggio. Una prima direttrice è infatti la penisola iberica, snodo del traffico di stupefacenti. La seconda è rappresentata da Germania-Belgio-Paesi Bassi, per la presenza dei porti di Rotterdam e Anversa”.

(la strage di Duisburg)

Mafia italiana contro mafia europea
Come rivela ancora Ellero nell’inchiesta del Fatto, possono sorgere contrasti tra la mafia italiana e quelle straniere: “In Europa spesso operano vari gruppi criminali e cominciano a sorgere grossi problemi con le cosche albanesi, russe, nigeriane, turche”.

Albanesi contro napoletani, ad esempio, come un paio d’anni fa in Toscana per il controllo delle piazze di spaccio.

Le mafie più pericolose d’Europa
Accanto alle mafie italiane, ecco spiccare pericolosi gruppi criminali. In ascesa, negli ultimi anni, come confermano diversi investigatori, ci sono le famiglie mafiose albanesi che spadroneggiano nel traffico di marijuana. I boss albanesi si stanno espandendo anche in quello della cocaina e dell’eroina.

Molto potenti le mafie russofone e turche, nell’Est e nel Regno Unito, molto attive nel riciclaggio.

Non vanno sottovalutate nemmeno le bande di motociclisti del Nord Europa, come gli Hells Angels e i Bandidos in Finlandia, che usano infiltrarsi in particolar modo nel settore dell’edilizia a suon di intimidazioni alle imprese.

Nonché i clan vietnamiti, attivi prevalentemente nell’Europa dell’Est con il traffico di droga e di migranti illegali.

Nessun Paese, nemmeno quelli dove la criminalità è storicamente meno diffusa, può dormire sonni tranquilli. Basti pensare alla diffusione della mafia siriana nella più tranquilla Svezia.

I traffici illeciti delle mafie europee: dalla droga alla tratta di migranti
La mafia, in Europa, finisce per inquinare l’economia legale. Condizionando il mercato e la libera concorrenza, invadendo “tutti gli aspetti della produzione e del consumo di beni e servizi, spina dorsale di ogni Paese”.

Sia con il riciclaggio dei loro profitti illeciti, sia con minacce e intimidazioni che consentono di interferire nel sistema economico legale e politico. Esattamente come avviene in Italia.

Al centro di tutto la droga, che resta il maggiore mercato illecito delle mafie europee. Un terzo delle organizzazioni si dedica al traffico di sostanze stupefacenti, dalla cocaina all’eroina. Affari per un valore di 24 miliardi di euro all’anno.

Per trovare le mafie in Ue bisogna seguire la rotta della cocaina. In Spagna la Costa Brava e la Costa del Sol hanno sviluppato una vera e propria logistica dei clan, diventando quindi rifugio di latitanti – spiega un analista della Dia al Fatto – Da qui consegue il riciclaggio, con gli investimenti sul territorio. In Francia un discorso simile vale per la Costa Azzurra. Mentre i porti di Rotterdam, nei Paesi Bassi, e di Anversa, in Belgio, sono i principali varchi per la droga proveniente dal Sudamerica”.

Senza dimenticare i contatti con i colletti bianchi, e qua gli affari si fanno nei Paesi più ricchi o in quelli più corrotti: “Germania e Svizzera perché ricche, la ex Jugoslavia perché in diversi controlli sono saltati, anche per la corruzione diffusa tra le forze di polizia locali”.

Un altro business emergente è il traffico di esseri umani, favorito dall’emergenza migranti in molti Paesi europei. Uomini e donne vengono così comprati per essere sfruttati sul lavoro, dai lavori più umili a quelli nei bordelli.

Secondo gli analisti della polizia europea, su oltre un milione e mezzo di migranti irregolari arrivati in Europa nel 2015 e 2016, “quasi tutti” hanno pagato una organizzazione criminale.

Tra gli altri traffici illeciti, quello della contraffazione. In questo caso resta forte l’alleanza tra camorra napoletana e mafia cinese. Non solo borsette, cd e vestiti, ma anche oggetti pericolosi come seghe elettriche e trapani. Oggetti pericolosi che, essendo contraffatti, non rispettano alcuna norma sulla sicurezza.

L’impotenza (o la pigrizia) della UE nel contrasto alle mafie europee
E l’Unione Europea che fa? Poco e niente. La legislazione in Italia (dove è stata appena approvata la riforma del Codice antimafia), almeno da questo punto di vista, è avanti anni luce. In Europa, nonostante le infinite pressioni e richieste da parte dell’Italia, e qualche timido passo avanti, non esistono leggi apposite e concrete contro la mafia.

Il Parlamento di Strasburgo non si è ancora deciso ad approvare documenti che chiedono di estendere a tutti i Paesi dell’Unione membri il reato di associazione mafiosa (il 416 bis del codice penale italiano), né la possibilità di confiscare beni alla criminalità organizzata anche in assenza di una condanna definitiva.

Con la conseguenza che le mafie europee possono proliferare e fare affari con molta più tranquillità. Facendo, come scrive il Fatto, una sorta di “shopping giuridico”, approfittando di norme e indagini più morbide.

Perché più uno Stato è debole, più la mafia si infiltra. E se riesce a infettare un Paese come l’Italia, dove la legislazione contro la mafia è avanzata, figurarsi in Paesi dove, forse, non hanno ancora capito bene che cos’è la criminalità organizzata e come va combattuta.

Francesco Minardi

Francesco Minardi è stata collaboratore di Nanopress dal 2016 al 2018, occupandosi principalmente di cronaca e politica interna ed estera,

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