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Lo scrittore Salman Rushdie appare di nuovo in video: “In pericolo libertà di espressione”

L’autore indiano naturalizzato britannico Salman Rushdie torna in video a nove mesi dall’attentato che lo aveva lasciato in fin di vita e avvisa: “La libertà di espressione è sotto attacco”. Visibilmente dimagrito e con un paio di occhiali con una lente scura, lo scrittore di “Versetti satanici” è intervenuto durante una manifestazione letteraria e ha tirato una frecciata anche alla cosiddetta “cancel culture”. Nell’attacco subito l’agosto scorso, l’artista ha subito la perdita della vista dell’occhio destro e danni irrimediabili ai nervi della mano.

Salman Rushdie prima dell’attentato – Nanopress.it

Salman Rushdie è tornato a mostrarsi a distanza di nove mesi dall’attentato che ha subito su un palco, e lo ha fatto con un video intervento durante i British Book Awards, dove ha ottenuto il premio Freedom to Publish. L’autore di “Versetti satanici” ha rilasciato uno dei suoi rari discorsi pubblici, durante il quale ha messo in guardia dai pericoli che starebbe rischiando la libertà di espressione in Occidente. Rushdie si è in particolare soffermato sul politically correct e la cancel culture, portando ad esempio anche personaggi famosissimi nati dalla penna di colleghi celebri come Ian Fleming. Lo scrittore è apparso sorridente ma molto dimagrito, con un paio di occhiali con una lente scura a coprire l’occhio ormai danneggiato dopo l’attentato.

L’autore di “Versetti satanici” Sir Salman Rushdie riceve il premio letterario e si toglie qualche sassolino dalla scarpa su cancel culture e politically correct

Intervenuto in video collegamento ai British Book Awards per accettare il premio Freedom to Publish, Salman Rushdie ne ha approfittato per parlare della libertà di espressione e di quanto sia sotto attacco non solo in Paesi totalitari come Russia o Cina, ma anche nel moderno Occidente.

Salman Rushdie oggi – Nanopress.it

“Devo dire che è allarmante vedere gli editori che cercano di espurgare il lavoro di persone come Roald Dahl e Ian Fleming. L’idea che James Bond possa essere reso politicamente corretto è quasi comica” ha dichiarato riferendosi a una tendenza verso la cancel culture di una parte dell’editoria moderna.

Non solo, ma Rushdie ha anche citato una certa “pressione” da parte degli editori per spingere a non scrivere testi di un certo tipo: “Libri che devono essere pubblicati e che a volte sono difficili da pubblicare a causa delle pressioni di questo o di quel gruppo”.

Infine, prima di accomiatarsi, non ha mancato di dire la sua su l’ultima tendenza di far riscrivere vecchie opere togliendo il linguaggio ritenuto oggi inopportuno: “I libri dovrebbero arrivare a noi dal loro tempo ed essere del loro tempo. E se questo è difficile da accettare, non leggetelo, leggete un altro libro”.

L’ultima opera dello scrittore di origine indiana è “Victory city”, finito di scrivere un mese prima dell’attentato subito e uscito lo scorso febbraio in tutto il mondo.

Salman Rushdie dalla “fatwa” di Khomeini all’attentato durante una conferenza nel 2022 a Chautauqua

Nato nel 1947 a Bombay, in India, da una famiglia benestante, frequenta il King’s College di Cambridge, iniziando successivamente la carriera come scrittore e trovando un primo successo con il libro del 1981 I figli della mezzanotte.

Victory city di Salman Rushdie – Nanopress.it

A dargli fama, tuttavia, sono I versi satanici (noto anche come Versetti satanici) del 1988, che gli costa una “fatwa“, ovvero una condanna a morte per bestemmia da parte dell’Ayatollah Khomeini. Lo scrittore riesce a salvarsi la vita rifugiandosi nel Regno Unito, e vivendo da allora sotto protezione per lungo tempo.

Una condanna a morte che è stata riconfermata anche nel 2008 e in passato ha provocato la morte o il ferimento di alcuni traduttori stranieri delle opere di Rushdie, tra le quali quello di Ettore Capriolo, che venne accoltellato in casa da un iraniano.

Nell’agosto del 2022, mentre si trovava impegnato a un convegno a Chautauqua, nello Stato di New York, un estremista islamico di 24 anni, Hadi Matar, si è lanciato sul palco aggredendolo con un coltello e tendando di ucciderlo poiché “ha attaccato l’Islam con la sua opera”.

Nello scontro, l’artista è stato ferito all’occhio destro e alla mano, finendo in gravissime condizioni all’ospedale e dovendo seguire una convalescenza di mesi. Nonostante questo, alla fine lo scrittore, diventato Baronetto nel 2007 per volere di Sua Maestà Elisabetta II, ha perso l’uso dell’occhio e anche della mano, stando a quanto riferito dal suo agente.

Amanda Merli

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