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Categories: Economia

Licenze per sale da gioco in aumento: il Governo punta sull’azzardo per fare cassa

Sergio Mattarella ha deciso di nominare il sociologo Maurizio Fiasco Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per la sua attività di studio e ricerca sui fenomeni del gioco d’azzardo e usura. Pochi giorni dopo nella legge di Stabilità vengono messi al bando altri 22mila punti azzardo nei locali pubblici come risorse per reggere i conti della finanziaria, fra le voci quelle di “Imposta sui giochi” e “Giochi (nuove gare)”, con un ricavato previsto di 500 milioni più 500 milioni. In tutto questo c’è un controsenso: le campagne che dissuadono dal dipendere dal gioco d’azzardo imperversano in televisione e sui cartelloni pubblicitari di ogni città, eppure lo si sfrutta per riempire i “buchi” dell’economia aprendo addirittura nuove sale da gioco.



Il ministro della Salute
ha detto la sua al riguardo, spiegando che la ludopatia non è solo un fenomeno sociale ma una vera e propria malattia, con i suoi rischi su diversi fronti: «Può portare a rovesci finanziari, alla compromissione dei rapporti e al divorzio, alla perdita del lavoro, allo sviluppo di dipendenza da droghe o da alcol fino al suicidio», ha spiegato.

Giocare “conviene”

I 22mila nuovi punti gioco vanno ad aggiungersi a 90mila e passa angoli nei locali pubblici dover giocare d’azzardo che ospitano già 380mila slot machines e a più di 3mila sale giochi che ospitano 40mila macchinette, anche se di dati ufficiali pare non ve ne sia alcuno al momento. Nel 2000 gli italiani giocavano 4 miliardi di euro alle slot machines, solo l’anno scorso le cifre sono lievitate a 84,5 milioni di euro, ovvero oltre un decimo della spesa complessiva delle famiglie che è pari a circa 800 miliardi.

Tutto questo senza contare il giro di gioco d’azzardo gestito in nero da stranieri e malavita, del quale si può avere una vaga stima basandosi sui dati diffusi a fine luglio dall’Operazione Gambling: beni per due miliardi di euro: 11 società estere, 45 imprese operanti sul territorio nazionale, 1.500 punti commerciali, 82 siti nazionali e internazionali e innumerevoli immobili in una sola inchiesta. Un sistema ormai radicato che finché verrà “sfruttato” per far entrare soldi anche nelle casse dello Stato non cesserà mai di esistere.

Cecilia Casadei

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