Grazie alla legge 104 chi assiste un familiare disabile ha 3 giorni di permesso al mese. La legge 104 è un grande aiuto per chi abbia un familiare disabile, ma per non incappare in problemi o abusi più o meno volontari occorre sapere bene a cosa questa legge dà diritto e a cosa non dà diritto. Ecco dunque cosa deve fare il dipendente che utilizzi la legge 104 per non correre il rischio di essere licenziato.
La funzione primaria dei permessi per la legge 104 è quella di prestare aiuto e assistenza al familiare disabile. Non è necessaria un’assistenza continuativa di 24 ore, il lavoratore può “ritagliare un breve spazio di tempo per provvedere ai propri bisogni ed esigenze personali”.
Secondo la sentenza 54712/16 della Corte di Cassazione, il lavoratore che fruisce dei permessi legge 104 “non può, tuttavia, utilizzare quei giorni come se fossero giorni feriali, senza, quindi, prestare alcuna assistenza alla persona handicappata”.
Si può:
Ovviamente l’elenco non è onnicomprensivo. L’importante è che non si spenda l’intera mattina o il pomeriggio con occupazioni simili, e che una parte significativa del periodo di tempo per cui abbiamo ottenuto il permesso legge 104 sia dedicato all’assistenza.
Con i permessi legge 104 non si può andare al mare, o in vacanza, in una città diversa da quella di residenza. Chi usa i permessi legge 104 per questi fini compie, secondo la Corte di Cassazione, una truffa aggravata – perché per l’importanza sociale che riveste la legge 104, questa condotta viene considerata come oggettivamente grave.
Per vacanze, o necessità simili, esistono le ferie e i permessi collegati al proprio contratto di lavoro. Meglio non correre rischi.
Il lavoratore decade dal diritto a fruire dei tre giorni di permessi legge 104, se vengono meno le condizioni per ottenere la fruizione di tale diritto. Il lavoratore che fruisce dei permessi legge 104 deve comunicare entro 30 giorni dall’avvenuto cambiamento le eventuali variazioni intervenute.
Quale può essere la causa della decadenza? Per esempio un ricovero a tempo pieno presso strutture ospedaliere che assicurano un’assistenza sanitaria continuativa. Attenzione però, ci possono sempre essere eccezioni: nel caso di un ricovero a tempo pieno, i sanitari della struttura ospedaliera possono documentare la necessità che il soggetto sia assistito da un genitore o familiare.
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